Intervista a Tiziano Ferro

C’è tanto di lui, tantissime emozioni, nell’ultimo album di Tiziano Ferro: il marito Victor, i figli, gli amici, il padre, l’amore… «E dov’è la novità?» mi dice con un grandissimo sorriso mentre sorseggia dalla tazza quello che sembra caffè americano. In Italia sono le 5 del pomeriggio, a Los Angeles le 9 di mattina, e questa è la prima intervista della sua giornata. «Sono sempre stato esplicito. Solo che adesso sto raccontando pezzi di vita che prima non c’erano. Quando mio padre, qualche mese fa, ha sentito il disco, ha avuto la sua stessa reazione, è rimasto di ghiaccio e ha detto: “Porca miseria. C’è tutto!”. Mentre mia madre, di riflesso: “Ma lui è sempre stato così, le canzoni le usa per questo”».

Tiziano Ferro e l’album “Il mondo è nostro”

Ed eccolo, il pezzo di vita che mancava: il brano Il mondo è nostro, che dà il titolo all’album, parla degli anni difficili della pandemia; La vita è splendida è un inno all’accettazione di sé e del tempo che passa; La prima festa del papà è quella che ha vissuto a marzo, dopo che sono arrivati i suoi due bambini: Margherita e Andres (che oggi hanno 1 anno e mezzo e quasi 1 anno). Tredici canzoni che sono immagini di esistenza quotidiana, con 5 duetti speciali, con Thasup, Caparezza, Ambra Angiolini, Roberto Vecchioni e Sting. «Mi sono sempre esposto» conferma il cantautore. «Ed è vero che lo faccio senza particolari filtri».

Ma in che fase della vita è? Gli chiedo, pensando ai brani che ha dedicato ai suoi figli: uno a testa. «Mi ero ripromesso di non farlo, però come tutti quanti inevitabilmente… In Mi rimani tu parlo di questa bambina che ancora non conoscevo, l’ho immaginata. Quando poi ho saputo che avremmo avuto anche un bimbo sono entrato un po’ in paranoia: non potevo raccontare che lei aveva una canzone e lui no. Così è nata A parlare da zero».

E La prima festa del papà? «Quella ha origine da uno scambio di messaggi con mio padre. Mi ha fatto gli auguri il 19 marzo ed è stato un pugno nello stomaco, un punto di rottura che mi ha fatto scrivere quel brano dove cito il suo messaggio alla lettera (“La storia prosegue, il testimone è tuo”, ndr). Tre canzoni su 13 dedicate all’essere diventato padre non sono poi così tante!» ride Tiziano.

Tiziano Ferro album
la cover di Il mondo è nostro, il nuovo album di Tiziano Ferro.

«Riappropriamoci del mondo, il mondo è nostro: non diventiamo solo vittime degli eventi». Così mi spiega il titolo dell’album ispirato da ciò che è successo durante la pandemia. «Quello che abbiamo imparato – meno persone di quelle che avrei sperato, in realtà – è che ogni tanto bisogna metterci un po’ di sforzo nella forma di felicità che vogliamo trovare. Non dobbiamo soltanto aspettare che succeda qualcosa. Dobbiamo mettere insieme i pezzi, giocare con le carte che abbiamo in mano. C’è una frase della canzone che riassume un po’ tutto: “Se non puoi dare il massimo, almeno dai il minimo”. Vuol dire che non devi morire dentro, anzi: prendi i tuoi rapporti, trovagli una forma diversa, fai che la distanza diventi un’opportunità. La mia insegnante di meditazione mi disse in quel periodo: “Prova a far sì che questo diventi un espediente per capire quanto è romantico il tuo rapporto con le persone che ami”. E mi è servito».
«Ho solo una filosofia di vita: avvicinarmi con gratitudine a tutto» risponde quando gli dico che ha un mood da innamorato. «Non mi fermo mai di fronte alle difficoltà. Se qualcosa non funziona, la affronto con la soluzione. Non sono uno che adora l’autocommiserazione. Mi piace guardare quello che va bene. Vivo innamorato di quello che ho. Sempre. E non sopporto chi ha tutto e si lamenta se una piccola cosa va storta. Credo che l’attitudine di innamorato della vita sia anche un’imposizione personale: qualcosa da ricordare di fare quando ce lo dimentichiamo».

Il coming out di Tiziano Ferro

Nel 2010 Tiziano Ferro ha fatto coming out dopo un percorso di terapia, e nei libri Trent’anni e una chiacchierata con papà e L’amore è una cosa semplice (entrambi Kowalski) descrive quei giorni. Poi c’è stata la dipendenza dall’alcol, raccontata senza veli nel documentario del 2020 Ferro. «Faccio meditazione, psicoterapia, durante il lockdown ho iniziato anche un percorso di cura tramite l’energia» mi rivela. «Mia madre andava da una pranoterapeuta che le disse: “Suo figlio ha questo dono”. Avevo 8 anni e da allora non l’ho mai esplorato, però sono sempre stato un lettore empatico delle persone: le risucchio quasi, purtroppo anche in senso negativo, mi accollo i loro dolori. E mi sono sempre chiesto perché. Allora ho iniziato questo percorso e ho capito che è come avere un intuito molto spiccato. Se prima la vedevo come una cosa dolorosa, faticosa, ora ho capito che è una cosa bella e che quando sbaglio è perché non seguo il mio intuito. In questi 3 anni di buio per la pandemia mi ha aiutato, insieme alla meditazione e alle arti marziali, la psicoterapia che va avanti dal 2008…».

«La psicoterapia è come andare in palestra: non devi aspettare di essere fuori forma» ride dopo che gli ho fatto notare come la sua “frequentazione” degli psicoterapeuti sembri quella di Woody Allen. «Ci si va per mantenersi. Chiaro che l’incipit arriva perché c’è qualcosa che non funziona. Poi, però, è bello avere una porta aperta per conoscersi un po’ meglio, parlare senza essere disturbati, avere qualcuno che svolta la conversazione da problematica a costruttiva. Ci vai perché è una zona franca, dove prendere le questioni ombrose e illuminarle». Dei suoi periodi bui Tiziano Ferro racconta in Addio mio amore. «Il problema della depressione è che la tua comfort zone diventa il dolore: hai filtrato così tanto la realtà con quegli occhi che trovare una soluzione è difficile. È una dipendenza, una grande nemica perché ne rimani attratto anche quando vedi la porta d’uscita, è molto subdola. In più noi siamo un Paese, l’Italia, in cui non si parla in maniera costruttiva di depressione: la si minimizza o le si crea intorno il terrore».

Tiziano Ferro e i diritti civili

Un mese fa Tiziano Ferro si è pronunciato sui diritti civili. «Non faccio il passaporto italiano ai miei figli» ha detto. «Più che uno sfogo era paura: se sono impegnato in un concerto in Italia e uno dei bimbi si fa male, mio marito Victor non può portarli in ospedale. Perché per l’Italia è niente più che un amico. Non farlo è stato un gesto di rabbia, lo ammetto, ma è anche una decisione tecnica: non è giusto negare ai bambini una delle due persone che si prende cura di loro. Io e Victor siamo due guardiani pronti a fare loro del bene, ma l’Italia dice no. Per il resto, credo che ora nel Paese ci siano dei problemi molto più importanti da affrontare e mi auguro che la nuova squadra di governo possa fare meglio a livello economico e sociale: i diritti non hanno colore politico, sono universali, riguardano tutti. E non è che dandoli a qualcuno li togli a qualcun altro. Non credo poi che ci sia una mancanza di diritti solo per le famiglie arcobaleno: pensi alle coppie o ai single che vogliono un figlio, l’adozione è complicatissima in Italia».

In America Tiziano Ferro è arrivato quando Trump è diventato presidente, a Los Angeles si è sposato e ha adottato due bimbi. «Ma la California è una bolla rispetto al resto dell’America dove invece certi diritti, come l’aborto, sono di nuovo messi in discussione» mi spiega. «La California mette al primo posto il benessere mentale del cittadino. Lo ammetto, qui si sta bene, e non credo che riuscirei a vivere dove invece i diritti sono negati».

Tiziano Ferro da vicino

Un incontro esclusivo con i fan e il tour negli stadi nel 2023

Il 17 novembre, per chi acquista Il mondo è nostro in uscita l’11 novembre, al Teatro Manzoni di Milano c’è un appuntamento speciale: alle 16 Tiziano Ferro conversa con Nur Al Habash, direttrice artistica della Milano Music Week 2022, sull’album registrato a Los Angeles negli ultimi 3 anni. L’evento è organizzato da Mondadori Store e Milano Music Week (milanomusicweek.it). Intanto è già partita la corsa ai biglietti per il TZN 2023 Tour (livenation.it): si comincia il 7 giugno a Lignano Sabbiadoro, con 3 date a San Siro il 15,17 e 18 giugno, poi Roma e altre città, per finire a Padova il 14 luglio.