Non c’è un unico modo per guardare alla Storia. La si può affrontare con la lente dello studioso, lo storico appunto, che ne analizzare le cause, le conseguenze. Districa i fatti avvenuti fra gli intrecci delle pagine del tempo e li separa, ponendoli su una linea dritta e chiara, quella del tempo. O ancora, si può avere la curiosità del letterato, che si concentra sugli eventi dei singoli e cerca di trovare risposta all’eterno dilemma hegeliano (è l’uomo a fare la Storia o la Storia a fare l’uomo? Uovo o gallina?). Emmanuel Carrère – prima di diventare Carrère – ha scelto lo sguardo del filosofo. Analizzando ciò che è stato e ciò che non è stato, e il perché qualche evento non si è verificato.

Cosa sarebbe successo se Napoleone avesse portato avanti la Campagna di Russia senza opposizioni? E se i nazisti avessero vinto la guerra? A queste domande si è divertito a rispondere il giovanissimo scrittore francese 35 anni fa, quando era niente più che un ragazzo curioso e un po’ arrogante che si divertiva a giocare con le sliding doors della Storia e della letteratura, appunto le ucronie.

Ucronia: le storie mai nate

«Presentazione di eventi coerente, ma ipotetica, simulata sulla base di dati non realistici»: è questa la definizione di ucronia secondo l’Oxford Dictionary, un esercizio filosofico che ci aiuta a guardare al nostro mondo con occhi diversi. Oggi le ucronie sono molto più studiate, ma nel 1989 – quando Emmanuel Carrère si laureava al Lycée Janson-de-Sailly and Sciences Po di Parigi – era un argomento quasi mai trattato.

«Ero un po’ vanitoso al pensiero di aver scelto un argomento che nessuno conosceva», racconta l’autore durante il suo incontro al Festival della Letteratura, la manifestazione internazionale che ogni anni si tiene nel cuore di Mantova. «In realtà il mio principale obiettivo era non essere messo in difficoltà degli insegnanti», ride lo scrittore, «e ha funzionato!».

Nata come una tesi «per vincere facile», Ucronia oggi è un volumetto appena pubblicato da Adelphi con meno di 200 pagine. Non è una raccolta di racconti dell’autore, ma un saggio (un commento soprattutto letterario), che definisce le ucronie ed analizza alcuni testi basati su di esse. Alcune delle ucronie di cui tratta sono popolarissime – Napoleone che vince a Waterloo o Gesù che non viene crocifisso – altre invece storie di nicchia che hanno dato vita ad episodi minori e molto meno rilevanti, pagine della storia spesso dimenticate.

Ucronia e la profezia che si autoavvera

«È molto divertente per me vedere questo libro prendere nuova vita dopo così tanto tempo», continua sempre l’autore. «È nato come un gioco, ma tratta in realtà di un argomento sempre attuale, è atemporale».

In un periodo storico così denso di avvenimenti come questo nostro tempo, infatti, non si fa che discutere – spesso senza saperlo – proprio di ucronie. Se non ci fosse stata la pandemia, quanti viaggi avremmo fatto? Forse ancora godendo dei vantaggiosi prezzi Ryanair, che oggi sembrano un ricordo lontano. Qualcuno in sala racconta all’autore di aver pensato ad un’ucronia ben più drastica, una pallottola che arriva dove deve e pone fine alla vita di Donald Trump impedendogli di portare avanti un’altra campagna elettorale.

Carrère ride di queste teorie, un po’ ammette di averci pensato anche lui. Di Trump si parla tantissimo durante l’incontro, perché il politico dell’ucronia ne ha fatto una campagna vincente. «Oggi il mio esercizio di filosofia è diventato una sorta di verità», aggiunge Emmanuel

Siamo circondati da ucronie, alternative facts, storie che ci vengono presentate come vere. E forse in qualche universo lo sono.

Leggere il primo Carrère

Nel descrivere il contenuto del libro, l’autore è chiaro e conciso. Più che un incontro di disquisizioni letterarie, la sua conferenza sembra una cena tra amici. Più che uno degli autori più importanti al mondo, lui sembra solo un affascinante francese che si può incontrare una sera, di quelli che con una conversazione ti aprono un mondo e poi non rivedrai mai più.

«Ucronia descrive storie che hanno come caratteristica quelle di non essere mai esistite», spiega. «Tutto ciò che esiste è di fatto circondato da migliaia di storie che non hanno avuto l’opportunità di esistere, io ho voluto concentrarmi su alcune ipotesi e immaginarle realizzate».

A separare Ucronia dal Carrère più famoso non sono solo gli anni passati, né l’evidente maturità acquisita negli anni (come afferma proprio lui, non ha cambiato nulla – «o si cambia tutto e si scrive un altro libro, oppure non si tocca niente»). «Ucronia è un saggio, una forma alla quale non mi sono più dedicato, ma spero sempre che quello che scrivo abbia una pulsione narrativa, anche quando è un saggio».

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Ucronia: Emmanuel era già un po’ Carrère?

Ci si chiede quella sua giovanile riflessione  su ciò che non è stato sia un preludio di quello che sarebbe arrivato dopo: dalle riflessioni scatenanti la crisi del protagonista de I baffi a quel secondo che ha cambiato – tragicamente – ogni cosa nella vicenda (realmente avvenuta) de L’avversario. Oppure se si tratti di una prima osservazione della realtà, un pensare a ciò che non è stato per capire meglio ciò che è.

Carrère è cauto: «Sì forse, pensandoci ora, non è così distante da ciò che avrei scritto dopo. Ma allora non lo sapevo!». Sorride. «Vorrei credere che la Storia – avvenuta o no – possa insegnarci qualcosa. La verità è che non ci credo, non penso che siamo fatti per imparare dai nostri errori, nemmeno riflettendo sulle conseguenze infauste».

Non solo Ucronia: il prossimo libro di Emmanuel Carrère

«Non è un segreto che io stia lavorando al prossimo libro», annuncia l’autore con la schiettezza che – ormai abbiamo capito – lo caratterizza. Da qualche mese ha annunciato di aver perso entrambi i genitori e quanto il ritrovarsi orfano l’abbia fatto riflettere.

«Ho deciso di lavorare a qualcosa che racconti la mia famiglia, le mie origini, quello che i miei parenti mi hanno insegnato».  Ma di più non dice, perciò non resta che aspettare. E chiedersi se questo ritorno alle origini, qui in Italia a riflettere su quella tesi di tanti anni fa, possa ispirargli qualche nuova idea per un’ucronia tutta da raccontare. Qualche sliding door privata, personale, che avrebbe potuto cambiare tutta la sua vita senza mai toccare l’insieme delle cose.

Lui mantiene la suspance e lascia tutti dopo aver salutato calorosamente. Ha molto da raccontare ora, tra il prossimo incontro che lo aspetta a Mantova e le pagine del prossimo lavoro, ancora tutte da scrivere.

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