Forse il nome Serafina Scialò non vi dice nulla. Ma è merito suo se tutte le estati intoniamo il famoso motivetto “Gloria, manchi tu nell’aria…“. La Scialò infatti è stata per un periodo la musa e la compagna di Umberto Tozzi oltre che la madre del loro figlio Nicola Armando. È stata trovata morta – il decesso è avvenuto per cause naturali qualche giorno prima del ritrovamento e non per un suicidio come era stato ipotizzato inizialmente – sola, nella sua casa di Udine: pochi amici, incontri famigliari molto rari e rapporti conflittuali con il figlio.
La sua morte ha portato alla luce una vita molto complicata fatta di rapporti decisamente travagliati con l’ex compagno famoso e con il figlio. I colleghi a scuola (faceva la collaboratrice scolastica) si sono affrettati a dire quanto fosse stimata e ben voluta da tutti, tanto che sono stati proprio loro i primi a lanciare l’allarme quando il 7 gennaio non si era presentata a scuola e non aveva avvisato nessuno. «Diverse settimane fa c’era stata un’altra assenza per malattia e in quell’occasione i colleghi erano andati a trovarla, anche per aiutarla nelle incombenze domestiche e per farle la spesa», ha spiegato la preside dell’Istituto Uccellis, Anna Maria Zilli. al Corriere della Sera.
Ma è pur vero che la dura battaglia legale con Umberto Tozzi racconta tutta un’altra Serafina: una donna fragile non sempre capace di rapporti sereni. La rottura col cantante, quando il figlio aveva solo un anno, fu infatti lunga e dolorosa e rese difficili anche i rapporti con Nicola Armando a cui negava la riconciliazione col padre. Umberto Tozzi e il suo avvocato documentarono decine di viaggi a vuoto a Udine suffragati da esposti e ricorsi. Il cantautore torinese e il figlio si sono riavvicinati solo nel 2011 e per anni Tozzi, che ha iniziato a strimpellare la chitarra a 12 anni all’oratorio, ha cantato il suo dolore. Solo la storia con la moglie Monica Michelotto, che ha conosciuto alla fine degli anni Ottanta e da cui ha avuto una bambina, Natasha, è riuscita ad alleviare la pena.
Umberto Tozzi ha rilasciato solo una breve dichiarazione in merito alla scomparsa di Serafina Scialò che denota tutta l’amarezza dietro il rapporto tormentato con l’ex compagna: «Voglio solo precisare che non mi sono mai sposato con la Scialò. Avrei potuto mandarla in galera per i soldi di cui si è appropriata. A suo tempo le avevo firmato due assegni in bianco per pagare dei fornitori. Lei li mandò all’incasso: uno era di 100 milioni, l’ altro di 350 milioni di lire. Il giudice Mastrot, ricordo ancora il suo nome, era pronto a spedirla in galera con tre capi di imputazione fra cui truffa e appropriazione indebita. Ma anche se mi aveva lasciato sul lastrico io rinunciai all’azione penale: era la madre di mio figlio».