Deve la sua popolarità al ruolo della principessa Margaret, la sorella ribelle che rubava la scena persino alla regina Elisabetta nelle prime due stagioni della serie The Crown. Quattro anni fa ha vinto la Coppa Volpi alla Mostra del Cinema di Venezia interpretando una madre straziata dalla perdita del suo bambino durante un difficilissimo parto in casa nel film Pieces of a Woman. Se c’è un’attrice attratta dai personaggi tormentati, è lei. Adesso la britannica Vanessa Kirby, 36 anni, porta sul grande schermo l’ostinata Dore Strauch, che lascia l’Europa e gli agi borghesi per andare a vivere nella selvaggia isola Floreana, nell’arcipelago delle Galapagos, insieme al suo mentore e compagno Friedrich Ritter, interpretato da Jude Law.
Accade nel nuovo film di Ron Howard, Eden, ora al cinema: un thriller ispirato a una storia realmente accaduta negli anni ’30. Il tentativo di riscoprire una nuova esistenza più autentica a contatto con la natura si infrange però contro le avverse condizioni ambientali di quel territorio sperduto e la faticosa convivenza all’interno dello sparuto gruppo di persone spinto da ragioni e valori eterogenei a trasferirsi dall’altra parte del mondo. E l’agognato Paradiso terrestre non si rivelerà tale. Non che Vanessa Kirby disdegni i blockbuster, anzi: dopo aver interpretato due capitoli della saga di Mission Impossible, a maggio tornerà nell’episodio conclusivo The Final Reckoning; a luglio sarà la Donna Invisibile in I Fantastici Quattro – Gli inizi; a seguire entrerà nel cast dei kolossal Marvel Avengers – Doomsday e Avengers – Secret Wars.
Intervista a Vanessa Kirby: il coraggio di osare
Partiamo da Eden. Avrebbe avuto il coraggio di fare una scelta come quella di Dore?
«Mai. Pensare di abbandonare la civiltà, con i suoi comfort e sicurezze, è un azzardo. Lo era soprattutto a quei tempi».
Anche girare il film lo è stato?
«È stata un’esperienza surreale, direi esistenzialista. Le riprese si sono svolte in Australia per 40 giorni, sempre all’aperto e in balia del meteo. A volte eravamo costretti a fermarci per via degli acquazzoni, sul set non avevamo alcun riparo. A ripensarci, mi chiedo come abbiamo fatto».
Dietro le quinte di Eden

Usa il plurale perché ha praticamente vissuto in simbiosi con Jude Law…
«Eravamo consapevoli che avremmo interpretato un thriller di sopravvivenza, ma trovarsi a girarlo davvero è un’altra storia! Abbiamo passato molto tempo insieme per abituarci alle condizioni estreme, entrare in confidenza con la natura selvaggia e risultare il più possibile credibili sullo schermo come coppia che lotta per non tradire i propri ideali, ma anche per non morire. Fortuna che c’era Jude al mio fianco: non esiste collega più professionale, generoso e gentile. Il vero Eden è stato lui, il lavoro fatto insieme».
Ha scelto per l’ennesima volta un ruolo estremo, non mi dica che è un caso.
«Tutto ciò che mi porta “al limite” mi attrae, lo ammetto. Dore mi ha consentito di dare voce per la prima volta a un estremismo ideologico che non mi era mai capitato di interpretare. È una pioniera che sceglie di opporsi a un intero sistema, va contro la cultura e le convenzioni sociali del suo tempo compiendo una scelta di vita radicale. E resta ferma nelle sue convinzioni anche se il corpo non la segue».
È stato complicato portare sullo schermo la sua sclerosi multipla?
«Ho parlato con molte persone che ne soffrono, sapevo che il film non verteva su questo, che è solo una caratteristica del personaggio, ma non volevo rischiare di rappresentarla con superficialità. Aggiunge una dolorosa difficoltà fisica alle avversità che incontra Dore, che pure resta irremovibile. L’ho ammirata per questa sua fermezza nei valori, per la determinazione formidabile, a tratti commovente».
Mollare tutto e scappare su un’isola
A lei è mai venuto in mente di mollare tutto e andare su un’isola deserta?
«A volte, ma non ho mai concretizzato l’idea per un tempo più lungo di una vacanza. Non sono così avventurosa nella vita!»
Nel caso trovasse il coraggio, chi e che cosa porterebbe con sé?
«La mia sorellina Juliet, del buon cibo e qualche medicina. Dopo l’esperienza di Eden ho capito che non si sa mai!».
Vanessa Kirby: essere donne nel cinema oggi
La sorellanza è un valore a cui crede?
«Juliet è l’amore della mia vita, ma tutte le sorelle che scelgo di avere accanto sono presenze fondamentali per me. Ci supportiamo a vicenda e facciamo in modo che le nostre voci, e quelle delle altre donne, vengano ascoltate».
Nota un cambiamento riguardo alla presenza delle donne nel cinema?
«Sì, e la mia speranza è che non si fermi. Che le donne siano sempre più numerose e più centrali nei processi decisionali e creativi. Penso alle tante registe e autrici che stanno emergendo, cambiando la storia e creando nuove opportunità per tutte noi: è un momento importante, dobbiamo coglierlo e andare avanti».
Vanta un Bafta e una serie di candidature a Emmy e Golden Globe per The Crown, una Coppa Volpi e la nomination all’ Oscar per Pieces of a Woman. Come definirebbe questo momento della sua carriera?
«Sono felice. Provo una profonda gratitudine, riesco a far parte di progetti che mi stimolano, mi interessano da un punto di vista umano e, come nel caso di Eden, mi mostrano altri modi possibili di vivere, lasciandomi emozioni e insegnamenti diversi».
La vedremo tra qualche mese nei panni della Donna Invisibile nel film I Fantastici Quattro – Gli inizi. Cosa può anticiparci?
«Solo che sarà un capitolo completamente diverso dai precedenti, molto più audace: vedendolo capirete perché. Interpretarlo è stato esaltante, sul set ci siamo tutti molto divertiti, credo e spero che il pubblico lo noterà»
Non posso non chiederle un ricordo della Coppa Volpi vinta nel 2020.
«Ma così mi fa commuovere! Per via della pandemia non sapevamo se Pieces of a Woman sarebbe uscito, che fine avrebbe fatto, chi lo avrebbe visto… Poi la Mostra del Cinema di Venezia lo ha selezionato e siamo andati a presentarlo, di nuovo di persona, di nuovo tutti insieme in una sala cinematografica dopo tanto tempo. Venezia avrà sempre un posto speciale nel mio cuore per questo. Quella Coppa Volpi, per altro inaspettata, mi ha cambiato la vita».