Nel 2017 Vasco Rossi segna due importanti traguardi: compie infatti 65 anni e festeggia ben 40 anni di carriera. E i numeri da record non sono solo questi. 17 album registrati in studio, 9 dal vivo, più di 150 canzoni composte, oltre 35 milioni di dischi venduti, per non parlare del record di spettatori paganti (180.000) ottenuto per il Modena Park 2017, il megaconcerto previsto per il 1° luglio. Non c’è dubbio, Vasco è il numero uno in Italia. Ma chi era prima di essere una rockstar?
Il ragazzo di Zocca
Come tutti i fan sanno, Vasco Rossi nasce il 7 febbraio 1952 a Zocca, un paesino di cinquemila anime, in provincia di Modena. Suo padre fa il camionista e decide di chiamarlo Vasco in omaggio a un amico con cui ha condiviso la prigionia durante la seconda guerra mondiale. Sua madre è una casalinga con la passione per la musica. È lei a iscrivere Vasco, ancora bambino, a una scuola di canto. A 13 anni ottiene il suo primo successo vincendo un concorso canoro, a 14 fa già parte di un gruppo musicale.
Dopo la licenza media viene spedito in collegio, presso un istituto di salesiani a Modena. Ma Vasco mal sopporta le restrizioni e la severità del collegio e tenta due volte la fuga. Il padre è costretto a iscriverlo a un istituto tecnico commerciale a Bologna, e Vasco si trasferisce a casa di una zia che abita lì. Preso il diploma da ragioniere, va a stare in un appartamento con due amici, e decide di fare l’università. Il padre gli fa prendere Economia e Commercio, mentre lui vorrebbe iscriversi al DAMS. Poi cambierà indirizzo, passando a Pedagogia. Ma mollerà tutto a 8 esami dalla laurea.
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Gli inizi
Nel 1975, insieme ad un amico, fonda una radio libera, “Punto Radio”. Ne diventa il principale animatore e finisce per conoscere una serie di persone che saranno fondamentali per la sua carriera, come: Gaetano Curreri e Maurizio Solieri. Nel 1977 incide il suo primo 45 giri (“Jenny” e “Silvia”). E l’anno successivo il primo album: “…Ma cosa vuoi che sia una canzone”. Nel 1979 esce “Non siamo mica gli americani” che contiene la mitica “Albachiara”. Ma il successo è ancora lontano e, in quello stesso anno, muore per infarto suo padre. Lo shock è grande, Vasco pensa anche a smettere con la musica e cercarsi un lavoro. Ma poi continua a crederci. Incide altri due dischi (“Colpa d’Alfredo” e “Siamo solo noi”), suoi cavalli di battaglia che però non riscuotono il successo sperato.
Sanremo 1982: “Vado al massimo”
La svolta arriva nel 1982 con la partecipazione al Festival di Sanremo. Vasco è lontano anni luce da quella realtà, ma capisce che è un modo per farsi conoscere. Presenta la canzone “Vado al massimo”, e può finalmente “vendicarsi” di Nantas Salvalaggio che due anni prima lo aveva descritto così: “un ebete piuttosto bruttino, malfermo sulle gambe, con gli occhiali fumé dello zombie, dell’alcolizzato, del drogato fatto”. Vasco risponde in maniera sottile e ironica, cantando di andare al massimo per vedere come finirà e chiudendo il suo ragionamento con: “meglio rischiare, che diventare come quel tale, quel tale che scrive sul giornale”. La canzone finisce ultima, ma l’album omonimo rimane in classifica 16 settimane e Vasco inizia a essere conosciuto dal grande pubblico.
Tra carriera e dipendenze
Va a vivere in un appartamento a due piani, un po’ fuori Bologna, dove c’è un viavai continuo di gente che si accampa in casa sua. In quel periodo distrugge un paio di auto, inizia a vivere senza freni e non si fa mancare nulla, droga compresa. Ma più che dalla cocaina è dipendente dai farmaci (Plegine, Lexotan). E passa giornate intere senza dormire, mangiando pochissimo, nutrendosi di latte, brioche, anfetamine e whisky. Nel 1983 ritorna a Sanremo e stavolta con un brano che diventerà un classico della canzone italiana, “Vita spericolata”. Giunge penultimo, ma l’album che segue venderà un milione di copie. Per Vasco è la consacrazione. A settembre vince il Festivalbar con la canzone “Bollicine”, dove inneggia alla “coca… cola!”
La vita privata
E un anno dopo, nel 1984, nel pieno del successo, viene arrestato per detenzione di cocaina (26 grammi). Trascorre 22 giorni in carcere. Verrà condannato a 2 anni e 8 mesi, ma ottiene la libertà provvisoria. In un’intervista dirà: “Mi aspettavo di finire dentro prima o poi per qualche stronzata…” Nel 1985 esce “Cosa succede in città” che non soddisfa pienamente la critica e lo stesso Vasco, anche se contiene brani affascinanti come “Toffee” e “Dormi, dormi”. Nel 1986, nel giro di un paio di mesi, nascono i suoi primi due figli, da due donne diverse: prima Davide (che riconoscerà come suo figlio 4 anni dopo) e poi Lorenzo, che riconoscerà soltanto quando il ragazzo avrà già 15 anni.
“C’è chi dice no” e “Liberi… Liberi”
Nel 1987 torna con “C’è chi dice no”, e vende un milione di copie. Rimane al primo posto in classifica per 12 settimane. Tra le canzoni contenute nell’album c’è “Brava Giulia”, dove Vasco canta: “Voglio vivere come se, come se tutto il mondo fosse fuori…” Nel 1989 cambia casa discografica e musicisti, pubblica “Liberi… liberi” e inizia la stagione dei grandi concerti. Vasco riempie gli stadi, cosa che non riesce nemmeno a rockstar come Madonna e Rolling Stones. David Zard, noto organizzatore di grandi eventi, per vendere i biglietti dei concerti in Italia dei Rolling Stones, cerca di convincere Vasco a fare da special guest, ma lui rifiuta. Dopo una lunga tournée, Vasco si prende una pausa. Alla ricerca di una maggiore stabilità vive con Laura Schmidt, a Pianoro, un borgo felice della provincia di Bologna. Nel 1991 nasce Luca, diventa padre per la terza volta. E stavolta è un padre presente.
40 anni in musica
Ritorna alla grande nel 1993, con “Gli spari sopra”. La musica del brano portante è presa da una canzone degli An Emotional Fish, un gruppo irlandese. Con oltre un milione di copie vendute, è probabilmente il disco più bello e completo di Vasco. All’interno contiene brani toccanti come: “Vivere”, “Gabri” e “Delusa” che attacca il successo facile delle ragazzine di Boncompagni. Nel 1996 “Nessuno pericolo… per te”, dove troviamo “Gli angeli” (la videoclip è diventata famosa perché alla regia c’è un certo Roman Polanski) e come non citare la bellissima “Sally” (interpretata poi anche da Fiorella Mannoia).
Seguiranno altri album di successo in cui saranno presenti canzoni dal contenuto sempre più amaro, esistenziale, come ad esempio: “Siamo soli”, “Il mondo che vorrei”, “Dannate nuvole”. Fino ad arrivare all’ultimo singolo “Un mondo migliore”, che trasmette speranza, ma anche la terribile consapevolezza: “Di una vita che è passata come un lampo, e che fila dritta verso la stazione”. E adesso non rimane che attendere il 1° luglio per il Modena Park 2017, dove Vasco si esibirà davanti alla cifra record di 180.000 spettatori! Nemmeno U2 e Springsteen sono arrivati a tanto. Buon compleanno, Vasco!