È stato inaugurato venerdì 25 maggio nei giardini dell’Isola di San Giorgio a Venezia, alla presenza del cardinale Ravasi: il Padiglione Vatican Chapels alla Biennale Architettura è una vera e propria sorpresa. In passato, la partecipazione del Vaticano alla manifestazione datava 2013 e 2015.
Il padiglione Vatican Chapels è stato ideato da Francesco Dal Co e si ispira nitidamente e apertamente alla Cappella nel bosco. Quest’ultima costruita nel 1020 nel Cimitero di Stoccolma dall’architetto Gunnar Asplund. È anche possibile visionare progetto e disegni originali dell’opera all’inizio di questo percorso esplorativo, così da avere un continuum visivo e di contenuto ideale. Gli architetti Francesco Magnani e Traudy Pelzel sono proprio gli autori del padiglione che ospita i disegni di Gunnar Asplund per la “Skogskapellet”.
Il tema della cappella come riferimento e la natura come luogo
Il Vatican Chapels è un padiglione-percorso: un itinerario alla scoperta di dieci cappelle costruite da dieci architetti diversi. Una mostra diffusa che, attraverso l’arte e l’architettura, diventa anche un pellegrinaggio spirituale. Guidato, ma non troppo poiché permane una sensazione di libertà visiva. L’elemento di libertà esiste anche grazie alla natura incontaminata che è qui protagonista. Il padiglione infatti si apre sull’acqua, come se emergesse dalla laguna.
Un addio ai canoni e due elementi comuni
Ogni cappella è diversa, poiché è stata lasciata libertà di espressione e sperimentazione agli architetti e sono stati in buona parte abbandonati alcuni canoni architettonici tradizionali legati all’architettura ecclesiastica. Sono presenti, però, due elementi comuni a ogni cappella ovvero l’altare e il leggìo.
Due elementi evidentemente altamente simbolici, che creano un perfetto continuum nel pellegrinaggio spirituale emettendo quasi un segnale di riconoscimento per i fedeli e per i visitatori in generale. Una sorta di rassicurazione visuale di significato.
Universalità come trait d’union
I linguaggi espressivi che emergono trovano riferimenti geografici diversi, ma non solo. Questi linguaggi tanto differenti tra loro, infatti, parlano molto anche di sperimentazione: Australia, Giappone, Sud America sono soltanto alcune delle “tappe” itineranti in grado di creare una mappa architettonica universale ideale che ruoti attorno a una concezione della Chiesa Cattolica altrettanto universale.
Nomi importanti e piacevoli scoperte tra gli architetti che hanno progettato il padiglione: Andrew Berman (USA), Francesco Cellini (Italia), Javier Corvalàn (Paraguay), Eva Prats e Ricardo Flores (Spagna), Norman Foster (UK), Teronobu Fujimori (Giappone), Sean Godsell (Australia), Carla Juacaba (Brasile), Smiljan Radic (Cile) ed Eduardo Souto de Moura (Portogallo).
Il catalogo del padiglione è stato curato dallo stesso Francesco Dal Co, con testi di Gianfranco Ravasi, Francesco Dal Co ed Elisabetta Molteni. Edito da Electaarchitettura, è già disponibile.
Il padiglione Vatican Chapels resterà aperto al pubblico fino al 25 novembre 2018, per scoprirne le particolarità sfoglia la gallery.