Difficile che chi ha cinquant’anni o giù di lì non si ricordi bambino, gli occhi pieni di stupore, di fronte a quell’immagine un po’ sgranata ma potentissima, vista in televisione. La sera del 16 ottobre 1978, poco dopo le 18, un uomo dallo sguardo gentile si affaccia dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro. Dopo aver detto «Vengo da un Paese lontano», con un sorriso, pronuncia una frase indimenticabile che ci conquista tutti all’istante, così sorprendente sulla bocca del capo della Chiesa cattolica: «Se mi sbaglio, “mi corrigerete”». Originario della città polacca di Wadowice, il 58enne Karol Wojtyla, cardinale di Cracovia, è appena diventato uno dei pontefici più giovani di sempre, nonché un papa straniero (non capitava dal 1523).

Dopo quasi 27 anni da quel primo, emozionante discorso fatto a braccio, Giovanni Paolo II, che è malato da tempo, si spegne il 2 aprile del 2005. La sua ultima parola è “Amen”. Sempre in prima linea per la difesa della pace e per migliorare le relazioni con le altri religioni (ma anche molto criticato, ad esempio per l’intransigenza in materia di morale sessuale e bioetica), l’atleta di Dio – come viene soprannominato per la sua passione per lo sport – ha tracciato un solco profondo nella storia, della Chiesa e del mondo. Per ricordarlo, a vent’anni dalla morte, abbiamo selezionato sei tappe clou della sua vita.

Il primo viaggio del papa giramondo

25 gennaio 1979. Wojtyla parte per il suo viaggio all’estero numero 1 in veste di papa. Destinazione, Repubblica Domenicana, Messico e Bahamas. È il primo tour di un lungo elenco: durante il suo pontificato, Giovanni Paolo II gira tutto il Pianeta con l’intenzione di andare a conoscere personalmente ogni comunità di credenti. Totalizza 104 “pellegrinaggi” apostolici nel mondo, più 146 visite pastorali nel nostro Paese e 317 visite nelle parrocchie di Roma. Viaggia per un totale di oltre ottocento giorni, macinando quasi un milione e 300mila chilometri. Tine duro e non si ferma nemmeno quando l’età avanza e le forze cominciano ad abbandonarlo. L’ultimo viaggio internazionale è a Lourdes, il 14-15 agosto 2004.

L’attentato che mise in pericolo la vita di papa Wojtyla

II 13 maggio 1981. Il papa, atteso per un’udienza generale, sta percorrendo a bordo di una jeep bianca aperta piazza San Pietro. Sono le 17 e 17 quando il 23enne Mehmet Ali Ağca, killer professionista turco, gli esplode contro due colpi di pistola colpendolo all’addome. Dopo un delicato intervento, Wojtyla sopravvive. Due anni dopo, il papa va a Rebibbia per conoscere il suo attentatore. «Ho parlato con lui come si parla con un fratello, al quale ho perdonato e che gode della mia fiducia», dice il pontefice dopo l’incontro. «Quello che ci siamo detti è un segreto tra me e lui».

L’incontro di Wojtyla con i giovani di fede musulmana

19 agosto 1985. In occasione del viaggio apostolico in Marocco, il pontefice fa tappa a Casablanca. Allo stadio olimpico della città, Wojtyla parla di fronte a ottantamila giovani musulmani, sottolineando i valori che avvicinano la loro religione a quella cristiana. È un evento mai capitato prima. «Abbiamo molte cose in comune, come credenti e come uomini. Viviamo nello stesso mondo, solcato da numerosi segni di speranza, ma anche da molteplici segni di angoscia», spiega Giovanni Paolo II. «Noi crediamo nello stesso Dio, l’unico Dio, il Dio vivente, il Dio che crea i mondi e porta le sue creature alla loro perfezione». 14 anni dopo, il papa riceve in Vaticano una delegazione composta, tra gli altri, dall’Imam sciita della moschea Khadum, e bacia il corano che gli è stato portato in dono.

L’invenzione delle Giornate Mondiali della Gioventù

23 marzo 1986. A Roma, va in scena la prima Giornata Mondiale della Gioventù, nata da un’intuizione di Giovanni Paolo II. Il papa polacco riesce ad accendere un forte sentimento religioso in numerosi ragazzi, i papa boys, che lo amano e lo acclamano come fosse una rockstar. Con il passare degli anni, le GMG diventano eventi di portata sempre maggiore. Il record spetta alla Giornata che si è svolta a Manila nel 1995, alla presenza di ben cinque milioni di persone. È considerato uno dei più grandi raduni della storia.

Papa Wojtyla contro la mafia

9 maggio 1993. A meno di un anno di distanza dalle stragi di Capaci e via D’Amelio che uccisero i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, il papa si reca ad Agrigento e, nella Valle dei Templi, aggrappato alla croce, fa un accorato discorso – ancora una volta a braccio – contro la criminalità organizzata. Le sue parole sono fulmini che piovono dal cielo: «Una volta Dio ha detto: “Non uccidere”. Nessun uomo, nessuna associazione umana, nessuna mafia può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio… Nel nome di Cristo crocifisso e risorto… mi rivolgo ai responsabili: convertitevi. Un giorno arriverà il giudizio di Dio».

Ai funerali, la folla lo vuole “santo subito”

8 aprile 2005. Presieduti dal cardinale Ratzinger – dopo poco eletto nuovo pontefice, col nome di Benedetto XVI -, i funerali di papa Wojtyla attirano a Roma tre milioni di pellegrini. In mezzo alla folla, una miriade di cartelli con la scritta “santo subito”. Ratzinger li accontenta (o quasi): in barba alla consuetudine di lasciar passare almeno cinque anni dalla morte, dà il via libera al processo di beatificazione nel 2006. Il 1° maggio 2011 Karol Wojtyla è beato, il 27 aprile 2014 viene proclamato santo.