Il papà è avvocato e professore di Diritto pubblico, il nonno era avvocato, il padre del nonno pure. La legge e la ricerca della verità le ha sempre respirate. Fin da bambina. E le ha sempre amate, tanto che dopo la maturità classica si è iscritta a Giurisprudenza, senza però dare nemmeno un esame perché la passione per la recitazione ha preso il sopravvento portandola in tutt’altra direzione. Oggi però Vittoria Puccini ha l’occasione di dimostrare il suo attaccamento alla legge e indossare la toga. Anche se solo per fiction. «Questa serie non vuole rappresentare la giustizia italiana. Non c’è un messaggio sociale», racconta l’attrice fiorentina che durante la presentazione della nuova serie “Il Processo” regala qualche anticipazione del legal thriller che andrà in onda ogni venerdì per quattro settimane sulla rete ammiraglia di Mediaset dal 29 novembre.
«Elena Guerra non è la classica Pm vestita in tailleur, è un Pm con un carattere un po’ fuori dagli schemi. Una donna complessa e affascinante, apparentemente dura, ma in realtà provata da un trauma segreto che si porta dentro da tantissimo tempo e che non ha mai avuto la forza ed il coraggio di affrontare, ma che, grazie a questo processo, dovrà finalmente tirare fuori. Mi sono molto documentata per interpretarla, vedendo documentari, tra i quali quello sul processo di Yara Gambirasio, tra l’altro seguito da una donna pm molto tosta, molto dura, simile in qualche modo ad Elena. E ho parlato con tanti Pm, sia uomini che donne: un uomo mi ha anche confessato come le pm di donne siano più brave perché più meticolose».
Già, perché dalla fiction girata a Mantova, emerge anche una grande verità, che quello del pubblico ministero è un lavoro che in realtà ne racchiude tanti altri. Fare il Pm non significa infatti solamente conoscere la legge alla perfezione. Come avrete modo di vedere nel thriller legale, il Pubblico ministero deve innanzitutto dimostrare di avere fiuto e istinto e quindi essere un po’ detective; e poi psicologo ed entrare nella mente delle persone per capire se stanno mentendo; infine un bravo attore per saper conquistare con le sue arringhe giudici e giurie. Ecco perche, forse, come racconta Vittoria Puccini, noi donne siamo più portate per questo tipo di lavoro. E i fatti smentiscono un luogo comune: contrariamente a quello che tutti pensano, le donne in magistratura hanno superato nei numeri gli uomini. Oggi in Italia (anche se siamo in terzultima posizione per numero di pubblici ministeri in Europa secondo la European commission for the efficiency of justice) la magistratura è donna: su 9.400 magistrati, le donne sono il 53% e la la loro età media è più bassa, 48 anni contro 52.
Forse anche voi vi appassionerete al ruolo di Vittoria Puccini ne “Il processo” il thriller che ruota attorno il brutale omicidio di Angelica, una diciassettenne coinvolta in affari più grandi di lei. Il caso viene affidato e discusso in tribunale dalla Pm Elena Guerra (inizialmente intenzionata a prendersi un anno sabbatico per salvare il suo matrimonio con Giovanni) che si scontra con l’avvocato ambizioso e apparentemente senza scrupoli Ruggero Barone (Francesco Scianna). Entrambi sono determinati a vincere la causa, lei perché scopre di essere legata alla vittima, lui perché il caso è la sua occasione per fare carriera. Ma come spesso accade, arrivare alla verità non è poi così semplice e il processo deciderà il nuovo corso della vita di ciascuno dei personaggi coinvolti ma insieme riusciranno a dare ad Angelica la giustizia che merita.
Scoperta da Sergio Rubini che la scelse, appena 20enne, per interpretare il film “Tutto l’amore che c’è”, sono davvero tantissimi i ruoli che Vittoria Puccini ha interpretato di donne indipendenti, forti, che sfidano le regole del tempo, storie di donne che hanno raccontato a loro modo la società in tutte le sue sfaccettature. Dalla mitica “Elisa di Rivombrosa” che l’ha consacrata fino a Giulia di “Baciami ancora” e a Oriana Fallaci ne “L’Oriana”, la Puccini ha sempre portato sullo schermo donne irresistibilmente affascinanti. E lo farà anche il prossimo 9 gennaio quando uscirà “18 regali”, tratto dalla storia vera di Elisa Girotto, una mamma coraggiosa che ha scoperto mentre era incinta di essere malata di un tumore al seno e ha lasciato 18 regali per la figlia da scartare ogni anno fino al 18° compleanno.
Ma questa è un’altra storia. E un’altra donna.