Non c’è mai stato un tempo senza segreti. Quando la piccola Bessie Wallis Warfield chiedeva alla mamma: «Quand’è che sono nata?», lei le rispondeva: «Ero un filino impegnata, quel giorno: non avevo certo il tempo di guardare il calendario!». La verità, invece, è che il parto era avvenuto ad appena 7 mesi dalle nozze dei genitori: il 19 giugno 1896, in un albergo, per non destare scandalo tra le famiglie perbene di Baltimora. Sin da subito, perciò, la ragazzina ha imparato a raccontare la propria storia, scegliendo di farsi chiamare Wallis (come il papà, morto quando lei aveva pochi mesi) e creando un’immagine di sé così meticolosamente sfavillante da neutralizzare ogni ombra.
La vera storia di Wallis Simpson
Comincia così Wallis Simpson. Una sola debolezza (Morellini Editore), il libro di Elena Mora che racconta la storia della donna per cui Edoardo VIII rinunciò al trono inglese, ma da un punto di vista inedito: quello di lei. Per anni ci è stata descritta come un’arrampicatrice senza scrupoli che da sola ha lanciato una crisi costituzionale: Meghan Markle è niente, in confronto. E in parte è vero, perché i soldi sono sempre stati la sua ossessione, come dimostra il suo più famoso aforisma: «Non si è mai troppo ricche, mai troppo magre, mai troppo amate». Eppure lei è stata, paradossalmente, tutte e tre le cose, sublimando nell’ostentazione un invincibile senso di inadeguatezza.
Wallis Warfield non era una bellezza
Miss Wallis Warfield non era una bellezza. Le caratteristiche che dai pettegoli più beceri verranno stigmatizzate nell’accusa di essere «un ermafrodito» – mascella forte, fisico longilineo, voce ruvida – per alcuni biografi sono compatibili con un disturbo dello sviluppo sessuale, impossibile da diagnosticare all’inizio del ’900.
È in ogni caso innegabile che sin da piccola Wallis si sia sentita in dovere di compensare la scarsa avvenenza coltivando uno stile audace, una personalità brillante e una capacità d’ascolto straordinaria: dote essenziale per far colpo sugli uomini. Il matrimonio, del resto, era la sua unica speranza di promozione sociale. Con il primo marito, il pilota Earl Winfield Spencer, Wallis impara a essere «l’anima della festa» nei circoli internazionali degli ufficiali, da San Diego fino in Cina. Con il secondo, l’anglo-americano Ernest Simpson, guadagna invece un biglietto d’ingresso nell’alta società britannica.
Gli anni ’30 a Londra
Gli anni ’30 a Londra sono una giostra rutilante di scambi di coppia e mondanità. I Simpson ricevono nella loro casa a Bryanston Court: non potendo offrire cene importanti – scrive Elena Mora – Wallis organizza cocktail in cui la cura di ogni dettaglio, unita a una formidabile abilità nel mescolare liquori, supplisce alla mancanza di un piatto forte. I suoi inviti sono ambitissimi, e la cerchia sociale si allarga fino a comprendere il principe di Galles.
Edoardo è bello, biondo, popolarissimo. Ma anche spiccatamente inconcludente, tanto che il padre Giorgio V teme che sul trono non durerebbe più di un anno. Wallis diventa “la ragazza del principe” ed Ernest quel genere di marito «definito con umorismo tutto inglese “Nelson”, per avere, come l’ammiraglio, la capacità di bendare un occhio». La benevolenza di Edoardo aiuta sia nei rapporti sociali che in quelli d’affari, bisogna trarne vantaggio finché dura.
L’affair diventa scottante
Quando muore re Giorgio, nel 1936, l’affair diventa scottante: la consorte del sovrano, capo della chiesa anglicana, non può essere un’americana due volte divorziata. Edoardo però non sente ragioni: convince Wallis a lasciare il marito e rende nota la sua determinazione a non accedere al trono senza averla al suo fianco.
Il Palazzo riesce a tenere a bada la stampa inglese, ma gli innamorati vengono paparazzati in vacanza a bordo del Nahlin «in una bolla di sole, mare, e va detto, whisky»: lo scandalo esplode in tutto il mondo. Wallis è presentata come una seduttrice addestrata nei bordelli d’Oriente: una spia, una strega, una piovra, una meretrice. O anche solo «quella donna», come la chiamano a Corte. La versione di Wallis è differente. Davanti alle suppliche di lasciarla andare, racconta il libro, ogni volta «il re diventava meno gestibile, più imprevedibile, le sue azioni più scomposte e pericolose».
Una soluzione potrebbe essere il matrimonio morganatico: sposare Edoardo senza ricevere titoli né corona. Ma il governo si oppone con ostinazione cieca, quasi la sua presenza sia una «meravigliosa scusa, il casus belli di una congiura fra Corte, ministri del governo e della Chiesa». Edoardo abdica, l’asse ereditario si sposta su un ramo dinastico più rassicurante. E per Wallis comincia un esilio infinito.
Prigioniera di un amore di cui ha perso il controllo
Prigioniera di un amore di cui ha perso il controllo, Wallis vuole dimostrare che sposandola Edoardo ha compiuto la scelta migliore: i duchi di Windsor sono la coppia reale del jet-set. Affascinati dalla grandiosità del Reich, si fanno ricevere da Adolf Hitler con tutti gli onori, rimanendo per sempre invischiati in un sospetto di complicità. Durante la Seconda guerra mondiale vengono spediti alle Bahamas, una gabbia dorata in cui ogni loro gesto è irrilevante, compreso lo sforzo da crocerossina di Wallis.
Infine si stabiliscono a Parigi, in una villa leggendaria per sfarzo ed eccentricità, dove concertano apparizioni sempre più sofisticate: magrissimi, ricchissimi, innamoratissimi. Nessuno immagina che dietro quella silhouette evanescente ci sia il terrore di ingrassare «come un maschio»; che sotto quegli abiti magnifici ci sia lo scorno di non essere mai reputata all’altezza; che oltre ai gioielli pazzeschi che suo marito le regala ossessivamente ci sia il desiderio struggente di essere riconosciuta con un titolo, un ruolo, uno scopo: un risarcimento pubblico.
Nessuno immagina che dietro quella silhouette evanescente ci sia il terrore di ingrassare, che dietro quegli abiti magnifici ci sia lo scorno di non essere mai reputata all’altezza
Al funerale di Edoardo
Nel 1972 Edoardo muore. Wallis è invitata da Elisabetta II a Buckingham Palace per assistere al funerale e le viene chiesto dove voglia essere seppellita, se a destra o a sinistra del marito, nella tomba a loro destinata in quanto duchi di Windsor. Per la prima volta è trattata da moglie: troppo poco, troppo tardi.
La sua figura si affievolisce. Malata di demenza, «inchiodata sul letto» e vittima di sciacalli, morirà nel 1986. Oggi entrambi riposano nel giardino della Frogmore House, a un passo dalla residenza inglese di Harry e Meghan. Che probabilmente avrebbero dovuto studiare più a fondo la lezione: quando sembra che qualcuno sia riuscito a spuntarla, con la famiglia reale, bisogna sempre cambiare punto di vista.
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