Whitney Houston viene universalmente riconosciuta come una delle più iconiche, popolari e talentuose voci di tutti i tempi ed è grazie a lei e al suo grandissimo successo negli anni ’80 se oggi molte cantanti di colore hanno i riconoscimenti che si meritano. La Houston ha infatti dominato le classifiche mondiali piazzando sette singoli consecutivi alla numero uno e battendo il record di cinque appartenente a Diana Ross & The Supremes e ai Beatles.
È stata una delle donne di maggior successo discografico e la quarta donna per numero di vendite negli Stati Uniti, con circa 55 milioni di dischi. Non solo, nel 2006 il Guinness dei Primati l’ha dichiarata “l’artista più premiata e famosa di tutti i tempi“. Da All at once a So emotional, passando per I wanna dance with somebody fino a I will always love you, giusto per citarne alcune, difficile scordare la sua folgorante carriera e i suoi indimenticabili successi.
I numerosi premi ricevuti, non sono però serviti a bilanciare la disperazione che la cantante provava nella vita privata. Anche prima della sua prematura scomparsa a soli 49 anni (al Beverly Hilton di Los Angeles) l’avevamo conosciuta come una donna fragile, in balìa delle droghe, ma dopo la morte si sono aggiunte molte altre ombre intorno alla sua figura e alla sua discussa personalità. Una su tutte, quella di una donna prigioniera di un’esistenza che non era la sua, di una vita fatta di tante bugie come la relazione omosessuale con la sua assistente e amica Robyn Crawford.
D’altro canto, la Whitney che tutti conoscevano fin da bambina, quella brava ragazza dal sorriso rassicurante che con la mamma cantava nel coro gospel della chiesa (e aveva una cugina del calibro di Dionne Warwick) non poteva permettersi di dare una visione diversa da quella della cattolica borghese. E forse, oltre ai farmaci e alla droga e alle botte dell’x marito Bobby Brown ad “uccidere” la cantante è stata proprio la fatica di essere se stessa.
Oggi però, dopo tante illazioni e smentite, a sette anni dalla sua morte, la grande confidente e amante Robyn Crawford, rompe il silenzio pubblicando un libro di memorie dedicato proprio al suo amore per la cantante. In “A Song for You: My Life With Whitney Houston”, la Crawford ha deciso di condividere i dettagli della loro storia romantica per difendere quell’amicizia profonda che si nascondeva dietro il lavoro “Sentivo l’urgenza di condividere la donna dietro il suo incredibile talento” e magari togliersi qualche sassolino dalle scarpe che “allora avrebbe reso la nostra vita ancora più difficile”.
Chissà se oggi, in un mondo dove il fluid gender non fa più così paura, Whitney Houston sarebbe ancora viva.