«Sono dieci anni che mi sento dire ‘non ho capito che genere fai’», scherza Serena Brancale in uno dei suoi ultimi post, in cui celebra i dieci anni dall’inizio della sua carriera. C’è da dire che quando è arrivata a Sanremo nel 2015, con il brano Galleggiare, era un’artista completamente diversa. Oggi con Anema e Core non solo gareggia tra i big, ma lo fa con una nuova identità che unisce la potenza “de core” del jazz a quella del dialetto (e dell’identità) pugliese. Una cosa è certa: di artiste così, sul palco dell’Ariston, non se ne sono mai viste.

Serena Brancale, gli esordi nel jazz

Classe 1989, Serena è figlia d’arte e fin da piccola prende lezioni di musica classica, teatro e danza. L’esordio come attrice arriva nel 2003 con il film Mio Cognato di Alessandro Piva, ma ben presto scopre che è la musica ad appassionarla veramente. Si laurea in canto jazz al Conservatorio Piccinni di Bari e incide due dischi per il progetto Camera Sound. Nel 2011 dà vita al Serena Branquartet, con cui dà vita a brani d’ispirazione nu-soul e dal jazz.

Ma il suo vero inizio, come racconta lei stessa, è con la partecipazione a Sanremo nel 2015. Nella sezione Nuove Proposte presenta il suo brano Galleggiare, e si introduce al grande pubblico. Da allora Serena non ha mai smesso di fare musica: pubblica nel 2022 il suo secondo album Je so accussì, ma rimane un’artista “di nicchia”.

Serena Brancale: «A Bari dedico tutto»

«Le mie origini sono la mia forza, non lo dimenticherò mai», scrive sempre Serena in un post dedicato alla sua terra. Parla di una Bari dove l’arte si respira tra le strade, dove gli artisti attendono solo di essere scoperti ma ci sono, sono tantissimi, sono tutti qualcosa di mai visto. È da qui infatti che (ri)parte come artista. Dalla sua città, dal suo dialetto, dalla sua identità, dalla Puglia.

«Il dialetto è la lingua dell’anima, ce lo insegna Pino» racconta introducendo una delle sue tante cover di Pino Daniele, artista che la influenza tantissimo e che è stato forse uno dei primi a rendere le sue origini un vero e proprio genere musicale.

«Oggi la musica è video», e su TikTok la buona musica vince sempre

Da questa ricerca che parte dalle origini nasce Baccalà, un brano in dialetto barese prodotto insieme a Dropkick, che diventa virale su TikTok e rende Serena una delle artiste del momento per la GenZ. A Baccalà presto seguono La Zia e Stu Café, entrambi brani che uniscono le influenze jazz a un nuovo stile, più vicino all’R&B.

Serena finalmente trova la sua identità come artista e, grazie alla sua visione estetica unica (probabilmente frutto anche degli anni di studio di teatro), non può che splendere su piattaforme come Instagram e TikTok.

È qui che non solo viene premiata l’originalità (quando autentica e audace), ma anche la capacità di raccontarsi con l’aiuto di strumenti altamente visivi. «Oggi l’amore per la musica traspare anche così», racconta Serena in una delle ultime intervista. «La musica è video, bisogna sapersi raccontare, sapersi mostrare».