L’urlo di Cesira in La Ciociara: dolore rabbioso e impotente di una madre stuprata insieme alla figlia di 12 anni da un gruppo di soldati nordafricani dell’esercito di Liberazione. Dirigeva Vittorio De Sica, l’anno era il 1960. «Ah, com’è brava la Loren, mi fa venire i brividi» commentava mia madre con le lacrime agli occhi: istinto materno, orrore di chi aveva vissuto sulla sua pelle la Seconda guerra mondiale. Sophia Loren vinse l’Oscar a soli 28 anni, ma non andò a ritirarlo perché troppo timida e convinta che sarebbe svenuta dall’emozione. Io, ragazzina, rimanevo invece incantata da Sophia pizzaiola, di stracci vestita, con la mano sul fianco, mentre incedeva altera per i vicoli in L’oro di Napoli (1954). Era così bella, ridente, opulenta in quel suo corpo generoso da ricordarmi le statue greche viste sui libri. Ma con la risata napoletana sulle labbra.
Sophia Loren festeggia 90 anni
L’ultima vera diva del cinema italiano (e internazionale) il 20 settembre festeggia i 90 anni, di cui 74 di carriera, e il mondo con lei: l’Academy of Motion Pictures di Los Angeles la omaggia con una retrospettiva dei maggiori successi, aprendo proprio con La Ciociara, e in Italia la regione Campania stanzia 450.000 euro per le celebrazioni. Eppure lei stessa ha raccontato nella sua autobiografia Ieri, oggi, domani (Rizzoli, 2015) che al primo provino qualcuno decretò: «La faccia è troppo corta, la bocca troppo larga, il naso troppo lungo». Chi lo disse aveva la vista corta. E soprattutto non aveva fatto i conti col carattere della ragazza il cui motto era: «Niente accade se non si ha il coraggio di sognare». E Sophia sapeva sognare in grande e senza paura, per rivincita contro le origini difficili.
Sophia Loren, una vita in salita
Figlia di Romilda Villani, pianista, giovane vincitrice di un provino per andare a Hollywood come sosia di Greta Garbo (ma i genitori si erano opposti), e di Riccardo Scicolone, di nobili origini e affarista nel settore immobiliare, insieme alla madre e alla sorella Maria, finisce ben presto da Roma a Pozzuoli, dove abitavano i nonni materni. «Un padre assente e una madre troppo appariscente sono stati la mia vergogna, ma anche la mia fortuna» ha raccontato, perché quella sofferenza ha nutrito il suo spirito di rivalsa. Riccardo, pur avendo riconosciuto Sophia avuta da Romilda fuori dal matrimonio, non sarà mai presente nella sua vita.
«A Pozzuoli non avevamo niente. C’era la fame, c’era la guerra. Tutto era contro di noi. Avremmo potuto morire ogni notte» ha detto lei al Guardian. «Mia madre aveva una grande dignità, una grande vitalità». E soprattutto aveva talento per sopravvivere. Negli anni della guerra, a Pozzuoli, aveva aperto un bar nel salotto di casa sua: la nonna faceva i liquori, lei suonava il piano, la figlia Maria cantava e Sophia faceva la cameriera per i soldati americani.
In principio fu Sofia Lazzaro
A 15 anni, col nome di Sofia Lazzaro, partecipa a un concorso di bellezza e lo vince come Miss Eleganza. Ed è lì che conosce il produttore Carlo Ponti, sposato e di 22 anni più vecchio di lei. Sarà lui a cambiarle il nome in Sophia Loren, a plasmarne l’immagine, a indirizzarla nel modo giusto nel mondo del cinema e a difenderla dai produttori hollywoodiani perplessi di fronte a quella sua strana bellezza, facendo loro intravedere la “Marilyn Monroe italiana”.
Se viene facile pensare che la carriera della Loren sia stata una compensazione ai sogni irrealizzati di sua madre, lei stessa ha raccontato che la spinta era invece il desiderio di sicurezza che il padre le aveva negato: «Volevo entrare nei luoghi dove entrava lui. Volevo capire cosa voleva dire vivere come viveva lui. Volevo delle ragioni, delle risposte. Ma non le ho trovate» scriveva.
Da Hollywood all’Italia, tra film e amori
A Hollywood la Paramount le fa un contratto per 5 film. Sul set di Orgoglio e passione (1957) Cary Grant s’innamora di lei e lei di lui. Strana liaison, la loro: lei aveva 23 anni, era legata a Carlo Ponti e aveva le idee confuse, lui era al suo terzo matrimonio e non disdegnava la compagnia degli uomini. La rincorse parecchio Cary Grant. Ma alla fine Sophia scelse di tornare in Italia e di sposare il suo pigmalione, malgrado tutte le difficoltà del caso. Essendo lui sposato, convolano a nozze in Messico nel 1957, sono accusati di bigamia in Italia, sciolgono il matrimonio, ma continuano a vivere insieme fino al 1966, anno in cui finalmente riescono a sposarsi in Francia.
Resteranno insieme per tutta la vita, fino alla morte di Ponti nel 2007. Il matrimonio tradizionale era stato un percorso travagliato, ma molto desiderato da Sophia. Così sarà anche la maternità, inseguita e raggiunta dopo difficoltà e sacrifici: Carlo nasce nel 1968 ed Edoardo nel 1973. Dirà: «La mia vita da star non era niente in confronto alla felicità della neomamma. I miei figli sono i film migliori che ho fatto».
Sono di questi anni le sue interpretazioni più belle: chi potrebbe dimenticarla nella parte della squillo Mara mentre fa lo spogliarello e Mastroianni ulula nel guardarla in Ieri, oggi, domani di De Sica (1963)? E ancora, sempre diretta da De Sica, nei panni di Filumena Marturano che lotta per riuscire a far riconoscere i propri figli in Matrimonio all’italiana (1964), parte che affondava negli anni più dolorosi della sua vita? O nel ruolo di Antonietta, casalinga dimessa e in pantofole in Una giornata particolare di Ettore Scola (1977)? Senza dimenticare la sofisticata Contessa di Hong Kong di Charlie Chaplin (1967) o la nobile vedova modaiola di Prêt-à-porter (1994) di Robert Altman…
Sophia Loren, una carriera d’oro e un solo rimpianto
Sophia Loren ha interpretato più di 80 film, ha vinto due Oscar (il secondo alla carriera) e 11 David di Donatello, ma è soprattutto insieme a Mastroianni e De Sica che ha dato corpo all’immagine che gli italiani hanno più cara, perché così simile a loro, a quel Paese da poco uscito dalla guerra in cui vivere, arrangiarsi, guardare alle difficoltà dell’esistenza con ironia, leggerezza e una buona dose di fatalità era un’arte inimitabile.
È stata una star grandissima e nello stesso tempo una donna che sentiamo vicina, con famiglia, figli, nipoti, animata da un desiderio di normalità, di affetti veri. Ha detto al Guardian: «È difficile dire che non si hanno rimpianti. Ho avuto così tante esperienze… Penso di aver raggiunto una vita buona. Ho tutto quello che ho sempre desiderato: una famiglia meravigliosa con figli e nipoti bellissimi. L’unica cosa che rimpiango un po’ è di non essere mai riuscita a sposarmi in abito bianco. Quello era il sogno della mia vita che ho ancora dentro di me».