Il titolo A complete unknown, un perfetto sconosciuto, potrebbe portare fuori strada. In realtà, il film biografico diretto da James Mangold nelle sale, ripercorre un capitolo cruciale della storia di una leggenda: Bob Dylan. A vestirne i panni sul set e a dargli voce è un attore che compirà 30 anni il 27 dicembre ma ha già un curriculum cinematografico da veterano e, soprattutto, è (anche lui) capace di incarnare lo spirito di un’epoca: Timothée Chalamet.
Bob Dylan in A complete Unknown
A Complete Unknown ci riporta all’inizio degli anni ’60, quando un ragazzo del Minnesota destinato a diventare un mito arriva al Greenwich Village di New York. Da lì, come mostra la sua controversa performance al Newport Folk Festival del 1965, con la sua genialità e un carattere ruvidamente caparbio, rivoluzionerà la musica folk.
Nel cast anche Elle Fanning (Suze Rotolo, con cui Dylan ebbe una lunga relazione all’inizio della carriera), Edward Norton (Pete Seeger, il cantante folk che lo introdusse nel mondo musicale) e Monica Barbaro. È lei a interpretare Joan Baez, altra icona della musica, e il suo legame artistico e sentimentale con il più celebre menestrello d’America. In questa intervista di coppia svelano cosa abbia significato per loro trasformarsi in due dei più grandi artisti del ’900.
Intervista a Timothée Chalamet e Monica Barbaro
Avete incontrato Joan e Bob?
Monica: «Ho parlato diverse volte con Joan al telefono, è una persona davvero speciale. Abbiamo chiacchierato di musica, degli anni ’60, di attivismo politico… E anche degli uccelli! Li ama, li cita spesso nelle sue liriche e ora è preoccupata perché, a causa del cambiamento climatico, stanno scomparendo a milioni. Al momento non so se lei abbia visto il film o abbia intenzione di farlo».
Timothée: «Io invece non ho voluto incontrare Bob, forse avevo paura di essere influenzato troppo dalla sua personalità. Ho preferito ascoltare la sua musica e vederlo suonare dal vivo, sono stato a due suoi concerti: diciamo che ne ho assorbito l’energia da lontano! (sorride, ndr). Mi farebbe piacere che nel film cogliesse la passione che tutti abbiamo investito nel raccontare la sua storia. Poi, sì, lo confesso, vorrei sapere cosa ne pensa».
In che modo vi siete trasformati in Bob Dylan e Joan Baez?
Timothée: «Per me è stata una sorta di processo di osmosi. La mia via d’accesso alla sua anima è passata attraverso la musica. Bob è un’ispirazione per milioni di persone, uno dei più grandi artisti del nostro tempo, le sue canzoni sono la colonna sonora di momenti importanti della storia e del- la società americana».
Monica: «Anche io ho cercato di assorbire la personalità di Joan per osmosi, tramite tutto il materiale che ho trovato su di lei. Quando mi hanno offerto il ruolo, sapevo “cantare da attrice”, ma non ero una vera cantante e non avevo mai preso in mano una chitarra. Sono molto contenta che James Mangold, il regista, non abbia voluto ritrarla solo come “la fidanzata che canta con Bob”. Joan Baez è una cantautrice e una musicista tra le più impegnate e significative anche dal punto di vista sociale ed è indubbio che abbia dato un forte impulso alla carriera di Dylan».
Timothée Chalamet e Monica Barbaro: diventare Joan e Bob
Cosa vi ha affascinato di loro?
Timothée: «Bob Dylan fin da giovane aveva idee chiare, obiettivi precisi, e si è fidato del proprio istinto. Ha sempre cercato di far luce su fatti politicamente rilevanti, cantando quello che voleva, senza compromessi, evitando di diventare parte di un ingranaggio che potesse controllare la qualità del suo lavoro. E questo lo trovo ammirevole e stimolante».
Monica: «Quando incontrò Bob, Joan era già famosa e veniva invitata ai maggiori festival. Pure lei era alla ricerca di una musica nuova, rivoluzionaria e, anche grazie a quello che scriveva Bob, ha trovato le parole per crearla. La loro è stata una bellissima storia d’amore, una collisione di spiriti che ha portato entrambi a un’evoluzione. È importante notare che Joan ha sempre saputo mantenere la propria identità artistica e, anche quando la loro storia d’amore era finita, hanno continuato a collaborare per decenni».
Timothée Chalamet e Monica Barbaro: la musica, sul set
Come avete vissuto nei panni da musicista?
Timothée: «Per me questo progetto è iniziato 5 anni fa, non avevo mai suonato una chitarra. Ho frequentato la LaGuardia High School of Music & Arts and Performing Arts, ma non ho mai creduto di essere in grado di cantare. Prima di poter pensare di interpretare un’icona come Bob Dylan, ho voluto imparare a suonare. Le sue canzoni hanno avuto un impatto profondo sulla mia crescita, volevo farle rivivere al meglio, diventare un umile ponte di accesso alla mente di questo incredibile artista».
Monica: «Provavo soggezione all’idea di lavorare con un attore del calibro di Timothée. Poi, però, dialogare con lui di musica e anche sbagliare insieme mi ha permesso di rilassarmi, è stato davvero bello. Per prepararmi al film ho lavorato con Eric Vetro, il miglior vocal coach delle star, che ha insegnato ad Austin Butler come diventare Elvis Presley, ad Angelina Jolie Maria Callas, a Jeremy Allen White Bruce Springsteen. Avevo avuto un’altra esperienza canora, per il provino di Top Gun: Maverick, ma la mia voce in quella situazione non era così importante, qui invece era fondamentale. Non è stato facile, mi vedevo con Eric tre volte alla settimana, poi cantavo da sola tutti i giorni. Mi ha insegnato tantissimo per ottenere il vibrato stretto, l’intonazione, l’armonia. Anche se replicare la voce di Joan Baez è impossibile, ho cercato di concentrarmi su tutti questi elementi per raggiungere una buona credibilità. In questo caso ha contato di più il mio ruolo come cantante che quello da attrice».
Le scene più belle
Una delle scene più belle tra voi due?
Monica: «Quella in cui cantiamo It Ain’t Me Babe al Newport Folk Festival. È una scena dove emerge il legame tra i due: la vicinanza al microfono mostra molti aspetti della loro relazione, l’intimità, la complicità, proprio mentre interpretano un brano le cui parole sottolineano il fatto di non aver bisogno l’uno dell’altra. Si esibiscono insieme, ma tra loro c’è una sorta di rancore, almeno da parte di Joan, che gli alza il dito medio prima di salire sul palco. È come se passassero da amanti a rivali, finché l’amore per la musica li riporta a essere una coppia che canta all’unisono».
Timothée: «Verissimo, condividono qualcosa di speciale in quel momento: anche se sono davanti ad 80.000 fan, per loro è come se fossero soli. Le inquadrature mostrano migliaia di persone, pian piano più sfumate, poi si concentrano sulla connessione unica che nasce quando Bob e Joan cantano insieme. È stata una scena difficile da girare: c’erano oltre 200 comparse, mentre il resto della folla è stato creato digitalmente».
Timothée Chalamet e Monica Barbaro, fuori dal set
Cosa conoscevate della musica di quel periodo?
Monica: «Amo la musica degli anni ’60 e ’70. Sono cresciuta nella culla della Beat generation, a San Francisco, in California. Quando ero alle elementari, cantavamo canzoni come This Land is Your Land di Woody Guthrie, quindi sento mia quel tipo di cultura un po’ hippie».
Timothée: «Sono cresciuto con quel tipo di musica, merito di mio padre che ha sempre amato Dylan. Mi piace molto anche Johnny Cash, anche se oggi ascolto per la maggior parte hip hop».
Fuori dal set cosa vi piace fare?
Monica: «Sto girando un film con Chris Hemsworth (Crime 101, ndr) e, quando lui mi ha chiesto la stessa cosa, mi sono resa conto che non sapevo che rispondere. In realtà, non mi fermo mai! Nei pochi momenti di relax, mi piace cucinare e lavorare a maglia, come mi ha insegnato mia nonna».
Timothée: «Adesso che ne sono capace, suono la chitarra. Soprattutto le canzoni dei Beatles».
Cosa avete imparato in questo film?
Monica: «A forza di suonare la chitarra tutti i giorni, è diventata una sorta di terapia, di meditazione».
Timothée: «Sì, anche per me. La musica di Dylan mi ha dato molta gioia ascoltandola, ma ancora di più suonandola. Posso finalmente dire di essere un “devoto discepolo della Chiesa di Bob”».