Valerio Mastandrea nel suo nuovo film parla dell’amore e di chi se la rischia e non scappa dalle emozioni, a cominciare dalla più dirompente e spiazzante di tutte: l’innamoramento. Valerio Mastandrea dedica alle persone che vivono intensamente, come lui, il suo secondo, personalissimo, film da regista: Nonostante, presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia e ora nelle sale. Visto che «raccontare un amore è più difficile che viverlo», il 53enne artista romano ci prova staccando i piedi da terra e volando nell’allegoria.

La trama di Nonostante: il nuovo film di Valerio Mastandrea

Valerio Mastandrea "Nonostante"
Nonostante, secondo film da regista di Valerio Mastandrea, è adesso al cinema. L’attore romano ne è anche protagonista, insieme a Dolores Fonzi.

Siamo in un ospedale dove un uomo, sospeso tra la vita e la morte (Valerio Mastandrea), si muove in una sorta di limbo visibile solo ai pazienti in coma (Lino Musella, Laura Morante). Si aggira nei corridoi, chiacchiera e scherza con gli altri, finché incontra una donna (Dolores Fonzi) inizialmente scontrosa e arrabbiata per essere finita in quel mondo di mezzo, perché sarebbe meglio morire piuttosto che vivere a metà. È lei che lo smuove, restituendogli il senso di un’esistenza piena. «Il titolo cita uno scritto di Angelo Maria Ripellino: “Siamo tutti dei nonostante sferzati dal vento, che cercano di resistere alle sofferenze della vita”» dice.

«Per me “nonostante” è una categoria di persone alla quale sento di appartenere. Quelli che possono innamorarsi da un momento nall’altro e mettere tutto sul tavolo, che non fanno stare mai tranquilli, non perché siano cattivi o frivoli. È una risposta emotiva, l’unica che per me dà senso allo stare al mondo».

Valerio Mastandrea e i film d’autore

Da quando ha debuttato 22enne in Ladri di cinema di Piero Natoli, Mastandrea non si è mai sottratto neppure alla passione per i film d’autore. Delle 12 candidature ai David di Donatello, da N Io e Napoleone di Paolo Virzì (2007) a C’è ancora domani di Paola Cortellesi (2024), ne ha vinti 4, a cominciare da quello di migliore attore protagonista per La prima cosa bella di Virzì (2010). È stato produttore di Non essere cattivo di Claudio Caligari (2015), ha debuttato come regista con Ride (2018), dirigendo l’attuale compagna Chiara Martegiani. E da poco ha fondato la casa di produzione Damocle insieme a Zerocalcare, con cui ha lavorato nelle serie animate Strappare lungo i bordi (2021) e Questo mondo non mi renderà cattivo (2023).

In Nonostante, Valerio Mastandrea parla di amore e della fine delle cose

Accanto al tema dell’amore, in Nonostante affronta quello della morte, seppure con leggerezza e ironia. Perché questa scelta?

«In realtà volevo raccontare persone che stanno ferme, al riparo dagli scossoni, finché un incontro le sveglia da quel sonno rassegnato spingendole a muoversi. Il protagonista, come ogni innamorato, vive in una specie di bolla, ma sente una forza mai avuta prima. Più che della morte, il film parla della fine delle cose, che ovviamente ne è un’allegoria: anche l’amore può finire, però è importante viverlo fino in fondo e non dimenticare quello che insegna».

Ha dedicato il film a suo padre Alberto, mancato da non molto.

«Sì, lui era il “nonostante” per eccellenza e mi spiace moltissimo che non possa vederlo. Viveva le emozioni in maniera forte e definitiva».

Nelle note di regia cita l’innamoramento improvviso e spiazzante che si vive da adolescenti: come guarda indietro a quegli anni?

«Io sono sempre lo stesso ma, per fortuna, sono anche diverso. Non ho nostalgia dei 20 o 30 anni, anzi. I ricordi fanno paura se pensi a quello che hai perso senza tenere conto anche di ciò che hai costruito e trovato. Penso, per esempio, a quando ho avuto il mio primo figlio e agli errori che cerco di non ripetere (è padre di Giordano, 15 anni, nato dalla relazione con l’autrice e attrice Valentina Avenia, ed Ercole, 4, avuto dall’attuale compagna Chiara Martegiani, ndr).

Diventare genitori terrorizza tutti la prima volta e non sempre riesci ad affrontare quelle paure insieme, ma ne esci più consapevole e cerchi di non essere recidivo».

Valerio Mastandrea e l’amore

Lei è sempre stato uno che rischia e non scappa?

«Secondo la mia compagna scappo dal confronto, ma quella è un’altra cosa. Di fronte ai grandi innamoramenti non mi sono mai tirato indietro, anzi: sono stati i momenti in cui ho avuto maggior coraggio. Anche di fare cose che, se ci ripenso, oggi non farei più».

Tipo?

«Prendere aerei e partire senza soldi, non mangiare, perdere coscienza dei miei bisogni».

È sempre stato molto riservato sul suo privato. La creatività è un modo per mettersi in gioco, oltre che per rielaborare le esperienze della vita?

«Quando ho iniziato a fare l’attore, a 22 anni, cercavo di divertirmi senza pensare al futuro. Però ho capito subito che era la mia strada, perché non avvertivo la fatica, non l’ho mai sentito come un lavoro. E sicuramente mi ha permesso di togliermi la corazza che avevo costruito per proteggermi dalla sofferenza. Quando sono nati i figli, la corazza si è sgretolata definitivamente».

Valerio Mastandrea e i figli

Sono pure quelli innamoramenti che spiazzano, no?

«Certo, fanno emergere cose che hai tenuto dentro o hai rimosso».

È faticoso a 53 anni crescere un adolescente e un bambino piccolo? E cosa è cambiato, da padre, tra il primo e il secondo?

«Entrambi cercano di tagliarmi a metà, ma sono armati in modo diverso: uno con la sciabola e l’altro col fioretto… Con gli anni ho imparato ad accettare i miei limiti di padre.

Mi piacerebbe essere diverso, più paziente, pronto a passare tutto il giorno con loro per divertirli e stimolarli, ma non sono così e spero che quello che do basti a farli crescere puliti e giusti. Io stesso, da piccolo, dicevo a mia madre che l’avrei voluta diversa, un po’ ridendo e un po’ no».

Valerio Mastandrea e Chiara Martegiani: lavorare insieme ci rafforza

Nel suo primo film da regista, Ride, ha diretto la sua compagna Chiara Martegiani e l’anno scorso ha partecipato ad Antonia, la serie scritta e interpretata da Chiara. Lavorare insieme rafforza il legame?

«Prima di girare Ride lei voleva smettere di fare l’attrice, gliel’ho proposto pensando che fosse un’opportunità per entrambi. È stata brava a sopportare le mie angosce sul debutto alla regia, la mancanza di pazienza: so di essere ingombrante. Siamo usciti indenni anche dall’esperienza di Antonia. Per Nonostante ho voluto un’attrice lontana dal mio mondo, speculare alla storia in cui piomba all’improvviso e scompiglia le carte. Con Chiara vorrei tornare a lavorare facendo un’esperienza diversa: lei regista e io attore, per esempio. Lì potrei volare e lei potrebbe vendicarsi».

In qualche scena di Nonostante vola davvero e non sembrano effetti digitali. Come ha fatto?

«Ero appeso ai cavi, come si faceva una volta. Ho voluto farlo così perché il risultato è molto più naturale. Era naturale pure la strizza che avevo!».