Esistono almeno tre buone ragioni per trattare il tema dell’assertività dal punto di vista delle donne.
«Una ha a che vedere con la natura stessa dell’essere assertivo, che è principalmente femminile – dice il coach Paolo Iudicone – La seconda risiede nel fatto che ancor oggi le esponenti del gentil sesso fanno fatica ad affermarsi in un mondo aggressivo, il cui paradigma è la lotta e l’emozione di fondo la rabbia. Spesso si dirigono a uno dei due poli, equidistante dai quali si trova l’assertività: aggressività e passività».
Proprio per questo (e arriviamo all’ultima ragione) c’è da confidare nelle donne e affidare loro un ruolo trainante nel cambio sociale. Non è solo desiderabile, ma, come vedremo più avanti, addirittura necessario che ci si diriga verso la creazione di legami sani tra individui né indipendenti, né dipendenti, ma funzionalmente interdipendenti.
È tempo per la donna riscoprirsi assertiva
Detto questo, tra le donne l’assertività latita! Eppure è un fattore fondamentale per la felicità e per il benessere.
«Il problema sta nel fatto che, per almeno tre millenni, la donna è stata relegata a un ruolo di servizio verso il resto della società. Alcuni saranno sorpresi nel non aver letto una delle definizioni più famose: “Assertività è saper dire di no”. Da questo punto di vista alla donna risulta molto arduo auto-affermarsi al di là della performance che eroga quotidianamente sul lavoro, in famiglia, in società» continua il coach Paolo Iudicone.
«Sin da tempo immemore la donna è stata etichettata e continua a sentirsi come “colei che dà, sostiene, si annulla per l’altro”. L’altruismo è un fattore che aiuta il benessere individuale e genera effetti biochimici dimostrati a favore della felicità individuale di colei che lo pratica. Parte però dalla base indispensabile dell’affermazione individuale. Non ha valore né effetto, il sì di colei che non ha scelta e non sa dire di no».
Che cos’è l’assertività?
«L’assertività è una capacità relazionale. Si dimostra nel contatto con l’altro. Consiste nell’essere in grado di esprimere i propri sentimenti e di chiedere nella maniera adeguata che gli altri partecipino alla soddisfazione dei nostri desideri o bisogni» spiega il coach Paolo Iudicone.
Si riferisce alla capacità di aprire, gestire e chiudere conversazioni che abbiano lo stesso obiettivo. È dunque strettamente collegata con l’autostima, la gestione delle emozioni, la comunicazione efficace.
Permette la creazione di relazioni efficaci e durevoli nel tempo, cosa che è connaturato alla qualità stessa della donna: stabile, empatica, fiduciosa verso l’altro e il gruppo.
Parlare in prima persona
Questo non significa essere narcisiste o autoreferenziali, ma assumersi la responsabilità delle proprie emozioni, passioni, idee. Non sono gli altri che ci fanno arrabbiare, né le situazioni a renderci tristi, o tanto meno una persona a farci innamorare. Sono io che provo rabbia, sono io che divento triste, sono io a innamorarmi. E, sì, me lo permetto.
Esporre i propri sentimenti
Su Facebook si esibisce solo il meglio di sé e dalle copertine dei giornali ci sorridono super-eroi e dee perennemente euforici: pertanto, in un momento in cui le emozioni negative sono fonte di vergogna, poche cose ci daranno tanto benessere quanto il poter ammettere che proviamo rabbia, tristezza, paura, invidia, etc.
Dare importanza ai complimenti che riceviamo
È un’autentica arte e fattore di seduzione. «Nei miei corsi suggerisco di rispondere con un semplice eppure oggi arduo “grazie”. Diversamente si finisce per sminuire anche l’altro e il suo omaggio (e questo non aiuta il rapporto) ma soprattutto contribuisce a cancellare nella nostra mente le dimostrazioni delle nostre qualità» spiega l’esperto in comunicazione.
Valorizzare la comunicazione non verbale
Non si può non comunicare, pertanto è importante apprendere per lo meno gli effetti della nostra immagine e del nostro silenzio. Attenzione però a non giudicare. Si tratta di conoscere quali effetti generiamo e su chi, così da modulare le nostre espressioni e non cancellarle inseguendo stereotipi da photoshop, corso di recitazione, shopping milionario.
Sostenere una conversazione
«Tra le cose più facili, efficaci e al tempo stesso meno conosciute in quest’ambito, suggerisco in particolare di apprendere a fare una critica e a chiedere perdono. Si parte di nuovo dalla responsabilità delle proprie emozioni e dalla distinzione tra il comportamento e la persona (non “sei un nullafacente”, ma “in quella occasione non hai fatto x, y, z”). Si apporta poi alla conversazione la propria opinione costruttiva e alla fine, autentica ciliegina sulla torta e toccasana di qualunque rapporto, si parla del proprio impegno e coinvolgimento per il miglioramento» conclude il coach Paolo Iudicone.