Abbiamo rivolto le vostre domande all’esperto di endometriosi, Prof. Errico Zupi, ordinario di Ginecologia ed Ostetrica presso l’Università di Siena, nonché – tra l’altro – rappresentante italiano dell’americana Worldwide Endometriosis March, organizzazione senza scopo di lucro fondata dal Dottor Nezhat e dai suoi fratelli per sensibilizzare sull’endometriosi la popolazione al livello mondiale. È un modo da parte nostra per supportare le vostre esperienze che ci avete raccontato su Facebook.
1) Che tipo di controlli bisogna fare per diagnosticare l’endometriosi? La diagnosi avviene solo tramite la laparascopia?
Oggi è superato affermare che l’unica diagnosi possibile sia esclusivamente attraverso la laparoscopia, che resta lo strum ento diagnostico definitivo per avere l’ultimissima conferma, dato che questa al livello scientifico la si ha con l’esame istologico (analisi del tessuto del ndr). Bisogna tuttavia precisare che l’endometriosi ha una serie di espressioni di differente natura che non sono diagnosticabili allo stesso modo: il primo passo è l’esame clinico della paziente e l’ecografia transvaginale. Attraverso quest’ultima, in particolare, il ginecologo è in grado di effettuare una diagnosi “presuntiva” con una certezza pari al 98% (dipende naturalmente dall’esperienza del medico). Per determinate lesioni può essere utile una risonanza magnetica che confermi il primo esame, cioè quello ecografico. La laparoscopia, ripeto, è l’ultimo accertamento definitivo in modo esatto.
2) È vero che oggi, al contrario di anni fa, si tende ad operare il meno possibile?
Sì, perché è una malattia cronica benigna dalla quale non si guarisce, anche se si può stare meglio. Attraverso la chirurgia e le medicine (a seconda dei casi e dell’entità della patologia), si possono ridurre i sintomi (i principali, lo ricordiamo, sono i dolori e l’infertilità). In questo senso, possiamo dire che tutte le terapie (chirurgiche o farmacologiche) curano la sintomatologia, ma non l’eziologia, nel senso che a rigore non costituiscono la soluzione del problema.
3) “Con l’endometriosi non ho mai avuto mal di pancia”: è vero che in alcuni casi non è dolorosa?
Certo, alcune volte lo si scopre per puro caso in seguito ad altri accertamenti. Può sembrare un paradosso, ma in alcuni è una patologia che può essere asintomatica: io ho visto più di una donna con l’endometriosi, che non solo non ha mai provato dolore, ma che aveva già avuto figli, pur avendo la patologia. Il punto, per alcune, è rimanere incinta!
4) È una patologia cronica ed invalidante, e come tale dovrebbe essere trattata!. C’è un ente che tuteli la donna, che copra i costi degli esami ecc.?
Purtroppo non c’è, attraverso le varie associazioni sull’endometriosi – che si fanno portavoce del disagio delle pazienti – abbiamo provato 2 legislature fa a portare questo tipo di problema in commissione sanità al Senato. L’obiettivo era quello di far riconoscere l’endometriosi come malattia sociale, non tanto per dare vantaggi assistenziali quanto per dare possibilità alle donne affette di veder riconosciuti sul lavoro i giorni di assenza che mensilmente son costrette a richiedere.
5) “Io provo disagio, oltre al dolore fisico e morale”: Esiste in Italia una sorta di supporto psicologico tramite le ASL?
Anche in questo caso, la risposta è sfortunatamente negativa. Noi esperti del settore e studiosi della malattia da decenni, stiamo cercando di integrare la competenza ginecologa con altre competenze mediche, come può essere appunto quella psicologica. Le dirò di più: siccome l’endometriosi può interessare altri apparati, oltre quello riproduttivo (come ad esempio quello gastro-enterico e urianrio) sarebbe auspicabile che, oltre che dai ginecologi, le donne fossero affiancate da altri specialisti. E un supporto di comprensione psicologica dovrebbe essere obbligatorio (ricordiamo che nei casi più gravi, le donne affette da endometriosi non possono avere rapporti, provano dolore, non possono avere figli ecc.).
6) “Si parla erroneamente di guarigione, ma è falso. Si può avere solo una remissione della malattia sia con le cure farmacologiche, che con la gravidanza che con laparoscopia”: qual è la verità?
Tramite la laparoscopia e la gravidanza si ha una remissione dei sintomi, ma a livello terminologico non si può dire che si ha una guarigione definitiva. Ci sono pazienti però che stanno senz’altro meglio, ed erroneamente si intende – a livello colloquiale (ergo, non scientifico), che sono guarite.
7) “Sono mamma per due volte, eppure l’endometriosi ancora c’è ed invece di regredire sta peggiorando”: È possibile che in alcuni casi, dopo la gravidanza, invece di migliorare peggiori?
Tendenzialmente, dopo la gravidanza, la sintomatologia della malattia regredisce, perché il clima ormonale della gravidanza protegge la donna dall’avanzare della patologia. Anche per questo, si tende a curare l’endometriosi con la cura ormonale, proprio perché l’incremento ormonale è una sorta di barriera. Allo stesso modo, la gravidanza fornisce una latenza dei sintomi, decisamente lunga. Può accadere, naturalmente, che superato questo periodo, e ripristinate le condizioni ormonali di partenza, i sintomi possono peggiorare.