In quali casi il medico prescrive gli esami del sangue?
Monitorare lo stato di salute generale, aiutare a diagnosticare una condizione, valutare la funzionalità di certi organi o indagare su specifiche condizioni genetiche. I motivi per cui il medico può decidere di prescrivere gli esami del sangue sono innumerevoli, e differenti in base alle singole necessità o situazioni.
«In tutti i casi, il risultato degli esami deve sempre essere valutato dal medico che, sulla base della specifica situazione clinica del paziente, potrà darne la corretta interpretazione» spiega la dottoressa Elena Costa, responsabile del Servizio di Medicina di Laboratorio dell’IRCCS Policlinico San Donato.
Nello specifico, possono essere richiesti gli esami del sangue:
– per confermare o escludere la diagnosi di una specifica malattia metabolica (ad esempio il dosaggio della glicemia per il diabete) oppure infettiva (ad esempio il test HIV per l’AIDS);
– per stabilire uno stato di rischio (ad esempio i livelli di colesterolo per valutare il rischio di malattie cardiovascolari);
– per indagare la protezione dell’individuo nei confronti di alcune malattie infettive (come stabilire il dosaggio degli anticorpi anti-rosolia nelle donne prima della gravidanza);
– per studiare la trasmissione all’interno della famiglia di una malattia ereditaria, con un test morfologico (ad esempio l’emocromo per l’anemia mediterranea) oppure con un test genetico (ad esempio emocromatosi o fibrosi cistica);
– per monitorare una terapia farmacologica, sia direttamente attraverso il dosaggio del farmaco stesso, sia indirettamente, valutandone la sua azione nell’organismo.
È necessario presentarsi a digiuno?
«Tutti gli esami che indagano il metabolismo di una persona, come ad esempio glicemia, azotemia, trigliceridi, colesterolo ed elettroliti (sodio, potassio), richiedono un digiuno di circa 8 ore prima del prelievo – spiega la dottoressa Costa – È consigliata un’alimentazione senza eccessi di zuccheri, grassi ed alcol nei due giorni precedenti, mentre l’assunzione di acqua è sempre possibile e non influenza i risultati delle analisi».
È comunque preferibile eseguire il prelievo per qualsiasi esame del sangue a digiuno, sia perché il risultato di parecchi test può essere influenzato da un pasto recente, sia per permettere al laboratorio di analizzare un campione di siero di buona qualità, senza troppe sostanze (come i lipidi) che potrebbero interferire con la lettura strumentale.
Quali altri accorgimenti sarebbe bene osservare prima del prelievo?
«Anche l’attività fisica intensa può influenzare i dosaggi di alcuni enzimi come CPK ed LDH – afferma l’esperta – Per questo è meglio evitare il giorno prima una sciata o una partita di calcio, ed eventualmente riferire al medico che dovrà interpretare i risultati a seconda della quantità e del tipo di sport praticato».
È da considerare inoltre che alcuni farmaci, se assunti per un lungo periodo, possono modificare in maniera consistente delle analisi specifiche: «ad esempio, una terapia con cortisone può portare ad innalzamento della glicemia, mentre le statine (farmaci anticolesterolo) possono causare un aumento di CK – spiega la dottoressa Costa – Normalmente l’effetto regredisce una volta sospeso il farmaco e, in ogni caso, sarà il medico curante a dare la corretta interpretazione del test di laboratorio».
E se viene prescritto anche un esame delle urine?
«Nel caso in cui venga richiesto un esame sulle urine – risponde la dottoressa Costa – è necessario farsi spiegare bene dal medico il tipo di raccolta da eseguire ed eventualmente rivolgersi al laboratorio per avere istruzioni sul contenitore da utilizzare e per la modalità di conservazione del campione prima della consegna».