Per mangiare bene dobbiamo imparare a comprare bene.
È una premessa talmente importante che due docenti universitari, Carlo Pruneti, psicologo, e Augusto Innocenti, biologo nutrizionista, hanno dedicato un libro all’argomento (Una mela al giorno: ma quale?, Espress edizioni, 15 euro). Troppo spesso infatti, riempiamo il carrello distrattamente. Ma, adottando alcune semplici strategie d’acquisto e abituandoci a leggere con attenzione le etichette, possiamo diventare davvero consumatori responsabili, capaci di scegliere prodotti di qualità.
Compila con calma la lista
A prima vista vi potrebbe sembrare un consiglio banale. Ma quanti di noi riescono a dedicare qualche minuto di attenzione vera alla lista della spesa? Spesso si fa l’elenco senza nemmeno controllare il frigo. E non è raro che poi si torni a casa con inutili doppioni. «Il che, per evitare sprechi, ci porta a mangiare più del necessario. E non ci permette di variare gli alimenti» dice Carlo Pruneti, psicologo e psicoterapeuta, docente di Psicologia clinica presso l’Università di Parma.
Prima consuma quello che hai: guarda la scadenza
Il discorso vale per tutto, a maggior ragione per i prodotti freschi, che deperiscono con facilità. «In questo caso, però, se l’obiettivo è quello di mangiare bene e sano, è meglio non lasciar stazionare in frigorifero alimenti come la ricotta o lo yogurt fino alla data indicata sulla confezione» dice Augusto Innocenti, docente di Scienza della nutrizione all’Università di Parma. «Più passa il tempo, più certi cibi perdono le loro caratteristiche nutrizionali. Perciò, quando fate la spesa, comprate i prodotti freschi che mangerete a breve. E piuttosto fate una puntatina in più al supermercato» consiglia l’esperto.
A parità di prodotto, scegli quello che arriva da meno lontano
«Preferite frutta e verdura di stagione. E se i prodotti non hanno viaggiato a lungo e provengono da aziende locali o da mercatini a chilometro zero, dove i coltivatori offrono le loro raccolte fresche, meglio» dice Augusto Innocenti. «Questi generi alimentari, infatti, sono facilmente deperibili. Alcuni di loro si rovinano con estrema facilità (è il caso, per esempio, della verdura a foglia larga)» continua l’esperto. «Possibilmente evitate anche gli ortaggi già puliti: il taglio e il lavaggio li impoveriscono dal punto di vista nutrizionale (diminuiscono le vitamine e i minerali) e li rendono meno consistenti e fragranti. In più, buste e cellophan possono creare un ambiente adatto allo sviluppo di muffe e batteri».
Offerta=convenienza? Non sempre
Spesso il “paghi uno e prendi due” è frutto di accordi commerciali tra azienda e rivenditore e riguarda precise strategie di marketing (non a caso i prodotti vengono posizionati all’altezza degli occhi)» dice Carlo Pruneti. «Possono essere convenienti se riguardano cibi come cereali, pelati, olio o caffè, che si conservano a lungo. L’importante è non lasciarsi sedurre dai “cibi-tentazione”, ovvero merendine e snack. Tramite il richiamo dell’offerta, infatti, rischiate di fare scorta di amici della gola, ma non sempre del benessere» dice l’esperto.
Verifica il prezzo al chilo o al litro.
«Non soffermatevi mai sul prezzo unitario » raccomanda Augusto Innocenti. «Molte volte, infatti, a un importo basso può corrispondere una scarsa qualità, ma anche una scarsa quantità». Ricordate che il prezzo reale di un prodotto è sempre quello al chilo, non quello della singola confezione.
Prima di comprare, ragionare
«Se un litro d’olio extravergine d’oliva costa meno di 6 euro o una bottiglia di vino viene venduta al prezzo di una bibita, è diffi cile che stiate facendo un affare. Signifi ca che il prodotto non è di qualità. Lo stesso discorso vale per il pesce: può una spigola di mare costare quanto la stessa quantità di merluzzo? Se è così, attenzione: l’alimento potrebbe non essere più fresco. Meglio non lesinare sul cibo a scapito della salute e piuttosto tagliare su altre voci di spesa» dice Augusto Innocenti.
Non farti sedurre dal “look”
Conoscere le strategie di marketing che stanno dietro all’aspetto di un prodotto può essere d’aiuto per non lasciarsi catturare dalla bellezza di certe confezioni. «Il colore oro, per esempio, usato di solito per il caffè, ha l’obiettivo di comunicare il prestigio dell’alimento, mentre i vasetti di marmellata con le foto dei frutti fanno leva sul concetto di naturalezza e genuinità. L’imballaggio, però, non è sempre garanzia di qualità» dice Carlo Pruneti. Basta saperlo.
Attenta ai colori sgargianti
Anche l’occhio vuole la sua parte, d’accordo. Ma se la tinta di un alimento è particolarmente sgargiante, fatevi venire qualche dubbio. «Il giallo e il rosso, in particolare, sono ottenuti con coloranti artificiali dei quali è bene non abusare. E il problema non riguarda solo dolciumi e caramelle, come si potrebbe pensare: capita che anche il colore delle pere, per esempio, risulti più brillante a causa delle cere utilizzate per migliorarne l’aspetto. Scegliete frutti che ne hanno uno più “naturale”» consiglia Augusto Innocenti.
Leggi bene la lista degli ingredienti
È la carta d’identità di un alimento. «L’elenco è in ordine di peso decrescente: il primo ingrediente è quello presente in quantità maggiore, via via fino all’ultimo. Il consiglio è quello di fi darsi delle liste corte e in cui un ingrediente compaia una volta sola, non quattro-cinque sotto un nome diverso. Tra gli elementi di una scatola di biscotti, per esempio, potreste trovare: fruttosio, saccarosio, zucchero di canna non raffi nato, sciroppo di grano. Sono tutti zuccheri, anche se presenti in modalità e quantità diverse. Ma ciò che conta è la loro somma. Non solo lo zucchero è presente nel prodotto in quantità notevole, ma addirittura potrebbe essere anche superiore all’ingrediente base, la farina, in questo caso. I biscotti in questione, dunque, non sono alleati della linea e della salute. Il problema, naturalmente, riguarda qualsiasi tipo di ingrediente» dice Augusto Innocenzi.
Se sei allergica, non sottovalutare le “tracce”
In etichetta l’eventuale presenza di sostanze allergeniche viene indicata specificando: “può contenere tracce di” seguita dal nome della sostanza. «Non sottovalutate quest’espressione. Anche se presenti in minima quantità, certe sostanze possono essere ugualmente sufficienti a scatenare una reazione allergica nelle persone predisposte» raccomanda Augusto Innocenti.
Occhio alle diciture
“Prodotto dietetico”, “a basso contenuto di colesterolo”. Nel primo caso non significa che fa dimagrire, né che è migliore di altri, ma solo che si rivolge a persone che hanno un problema (per esempio, i diabetici). «Se avete il colesterolo alto, invece, controllate che in etichetta sia scritto chiaramente che l’alimento non contiene grassi vegetali idrogenati (ottenuti mediante un processo di lavorazione, che li rende meno deperibili e più consistenti, ma che favorisce la formazione di colesterolo cattivo), né altri grassi vegetali più naturali, ma non sani (olio di palma, cocco e simili)» raccomanda Augusto Innocenti.