Sulla base di studi clinici e di ricostruzioni storiche, molti artisti contemporanei e del passato tra cantanti, (Fabrizio De Andrè), pittori (Van Gogh, Munch) e poeti (Giacomo Leopardi) passando per attori (Vittorio Gassman) e filosofi (Arthur Schopenhauer), sono risultati distimici, cioè leggermente depressi e malinconici. Si tratta di persone creative che, a causa della loro malinconia, sono spesso stati bloccati nell’agire e nel vivere positivamente, come emerso dalle numerose testimonianze lasciate ai biografi.
Non sempre però è stato un male tout-court. “Alcune forme di distimia non sono vere e proprie depressioni in senso clinico” dice il Prof. Roberto Pani, Psicologo Clinico a Bologna, “ma possono essere considerate come malinconie, stati d’animo melanconici e momenti ‘down‘ della propria esistenza. Spesso questi periodi di ‘vuoto interiore’ compaiono in seguito a ripensamenti su eventi subiti o decisioni effettuate; o ancora dopo piccole vicende e cambiamenti importanti nella propria vita. Si tratta di momenti che immobilizzano, ma che non fermano del tutto il processo creativo nella sua elaborazione globale.
Questo significa che certi fantasmi, paragonabili cioè a elementi tossici – le tossine della mente – hanno la prevalenza sullo scorrere del pensiero, anche inconscio, quel pensiero che coincide con le fantasie libere. Queste ultime assomigliano metaforicamente al plasma (la parte più liquida del sangue) che scorrendo normalmente raggiunge nella persona sana i tessuti più periferici con gli eritrociti che conducono ossigeno: il plasma trasporta vitamine e sostanze nutritive che mantengono in vita e in buona salute l’organismo, per esempio combattendo i radicali liberi grazie all’azione degli antiossidanti.
Attraverso la metafora del sangue, più fantasie scorrono in noi – come nei sogni – maggiori sono le possibilità di essere creative e di rinnovarci verso il cambiamento positivo. I fantasmi invece sono statici, rendono l’individuo inerte e inerme perché lo perseguitano. Occorre sciogliere queste tossine psichiche o almeno cercare di non farle prevalere nella nostre mente.”
Accade così che alcune persone sono, per un certo periodo, seppur non troppo lungo, invasi e bloccati nel vivere quotidiano. Manifestano atteggiamenti depressivi con convinzione. In quei momenti non sono produttivi, ma passivi, abulici, tristi e a volte angosciati.
Fortunatamente accade di frequente che vicende stimolanti o favorevoli situazioni affettive possano far ritornare la prevalenza di fantasie dinamiche e in movimento e conseguentemente tanto amore e passione per le cose del mondo. Queste persone, da malinconiche tornano ad essere creative quando non addirittura geniali. È come se tornasse la gioia di vivere dopo un periodo di lutto, che aveva comportato una scarsa convinzione di vivere.
In questo senso, la malinconia assume una valenza creativa, dove per creatività si intende anche la capacità di risolvere problemi, e non solo l’espressività artistica. In un certo senso, la persona malinconica si ferma e chiede inconsciamente di essere visto, guardato e amato. Si mette allora in movimento e recupera le proprie forze, per sbocciare in una nuova primavera.