L’olio di palma e la sua composizione di grassi
Dal punto di vista nutrizionale, i dubbi di consumatori e nutrizionisti riguardano il fatto che l’olio di palma avrebbe un tasso di grassi saturi superiore ad altri oli, e ciò sarebbe dannoso per la salute cardiovascolare.
Ma è davvero così? Va fatta una doverosa premessa: i grassi alimentari non sono tutti uguali, poiché dal punto di vista chimico sono divisi in: acidi a catena corta (dal valore protettivo contro il rischio cardiovascolare), acidi grassi a catena media (neutri) e acidi grassi a catena lunga (i dannosi). Gli acidi grassi a catena lunga aumentano il rischio di sviluppare l’ipertensione arteriosa, l’arteriosclerosi e colesterolemia.
L’olio di palma è ricco dell’acido palmitico (un acido grasso a catena lunga), ma contiene anche il 51,5% di acidi grassi insaturi protettivi, così ripartiti: 39% di grassi monoinsaturi (acido oleico, tipici di olio di oliva) e 21,6% di grassi polinsaturi, derivante dall’acido linoleico (fonte OMS).
A titolo di confronto, il burro contiene solo il 21,6% di acido palmitico, insieme agli acidi laurico e miristico (media catena) che sono neutrali per il rischio vascolare. Contiene inoltre acido butirrico (catena corta), che è un grasso protettivo nonostante il fatto di essere saturo. Tuttavia, la percentuale di acidi grassi monoinsaturi (quelli protettivi) del burro corrisponde alla metà di quella dell’olio di palma.