Focalizzando il discorso sul padre nella psicologia delle donne, va sottolineato che il padre svolge una funzione fondamentale nel riconoscimento dell’identità femminile. Nei primi anni di vita la bambina deve inizialmente identificarsi con la madre – è quasi ovvio. Successivamente in occasione della pubertà, la ragazza deve identificarsi con la madre per la seconda volta, proprio perché è il momento in cui la femmina comincia a differenziarsi dal maschio. Una parte della femminilità viene ispirata dalla madre, però il padre esercita una funzione di riconoscimento della femminilità in modo importante perché è in grado di restituire alla ragazza una parte che la madre non può darle, cioè quella valorizzazione di aspetti non facilmente riconoscibili. Per esempio, se la femminilità può essere trasmessa sotto forma di canoni estetici di base, ricavati dai messaggi che la madre lancia alla ragazza, il padre invece valorizza quegli atteggiamenti femminili, non legati a canoni estetici classici, ma ad atteggiamenti che fanno parte di un fascino nascosto che la giovane donna non sa di avere. In termini pratici, se la madre accompagna la figlia dal parrucchiere il padre le riconosce di avere una particolare predilezione per le professioni legate alla cura, propriamente femminili; o ancora: se la madre sfoglia le riviste di moda con la figlia, il padre riconosce che il modo di indossare una gonna le dona in modo particolare.
“Si tratta di meta-messaggi impliciti che il padre trasmette alla figlia: valorizza aspetti della personalità che la giovane donna scopre di avere grazie al padre, e che la madre non le aveva fatto comprendere, non certo per mancata volontà, ma per un fatto strutturale della relazione madre figlia e quindi padre figlia – prosegue Pani – Ciò serve a forgiare la prima fiducia di base e successivamente l’autostima della donna in relazione sia a se stessa che agli altri”. Potremmo dedurne che è grazie allo sguardo del padre che la donna si riconosce come donna, diversa dall’uomo, ponendo come punto fermo il fatto che in psicologia niente è così meccanicistico stile causa-effetto.
La donna così comincia piano piano a costruire la propria identità e a ‘comprendere’ il proprio posto nel mondo. Ma quando questo riconoscimento della propria identità da parte del padre non avviene?
“Purtroppo pochi padri riescono a trattare le figlie con la dovuta disinvoltura e affetto – continua lo psicoanalista Pani – Spesso non abbracciano le figlie perché il contatto li spaventa. Alcuni padri inoltre ritengono che le cure verso i figli siano di pertinenza materna, come se loro non dovessero avere voce in capitolo. Naturalmente si tratta di resistenze dovute anche a un fatto culturale di cui non si è sempre consapevoli.”
Se la ragazza si sente privata di una parte importante – quella rappresentata dallo sguardo del padre – che può darle conferma sulla propria identità, è come se si sentisse impoverita di affetto.
Nella vita pratica questa mancata familiarizzazione con la figura del padre, anche in senso fisico (nell’accezione più positiva del termine) mette la donna in condizione non essere libera e spontanea nei confronti del sesso maschile. Potrebbe non sentirsi sicura nei propri comportamenti, non sapendo se in alcune situazioni è il caso di osare o di non esagerare.
Va da sé che le figlie che hanno avuto un padre sano, affettuoso e presente sono le più fortunate dal punto di vista dei rapporti con se stesse e con l’altro sesso: ha costituito un buon caposaldo per l’identità della donna, la quale saprà distinguere ciò che desidera in senso autonomo dal bisogno urgente di ottenere delle cose, perché imposta dai diktat sociali per esempio.