Meno bar, meno panini, più salute. È questo il trend che sembra affermarsi – cambiandole un po’ – nelle abitudini degli Italiani in ufficio. Una ricerca condotta su un campione di 600 impiegati di età compresa tra i 20 e i 55 anni dice infatti che il 53% preferisce portarsi il pasto da casa invece che celebrare la pausa pranzo in mensa, al bar o al ristorante.

I risultati dell”indagine, riportati da Occhio al trend, lasciano emergere un rinnovato amore per quella che a Milano, un tempo, veniva chiamata “schiscetta”; e cioè il contenitore metallico nel quale gli operai conservavano il pranzo preparato dalla moglie. Un amore che, nel 2012, è dettato prevalentemente da ragioni economiche: il 46% del campione afferma infatti che cucinare a casa è un modo molto utile per risparmiare in tempo di crisi.

Non sono irrilevanti, però, anche ragioni legate a benessere e salute. Il 29% ritiene un pasto domestico sia più valido sotto il profilo nutrizionale di quelli disponibili nei luoghi di ristorazione. Interessante è anche la percentuale di chi ritiene che cucinare a casa sia un buon modo di variare l’alimentazione (19%), stando quindi attenti a un elemento – la varietà dei cibi – fondamentale per nutrirsi in modo adeguato.

Ma cosa si mette nella “schiscetta”? La risposta è quasi scontata: facilità di preparazione, attitudine alla conservazione e, manco a dirlo, retaggio culturale fanno sì che i primi piatti – appunto – primeggino. Pasta e riso sono indicati dal 33% degli intervistati. È invece il 26% a indicare una preferenza per i cibi in scatola, togliendo così qualcosa alla genuinità di un pasto che, per essere completo, richiede un corretto bilanciamento tra carboidrati, proteine e frutta. Un “problema” di facile risoluzione: bastano una frittata o delle uova strapazzate, in aggiunta a del pane integrale e a della frutta fresca, per equilibrare il pasto da consumare in ufficio.