Palpitazioni, difficoltà nella respirazione, vertigini e la sensazione di un’intensa oppressione che amplifica il disagio: negli ultimi anni è stato registrato un aumento delle richieste di aiuto a causa di attacchi di panico e ansia. Purtroppo dai dati emerge che aumentano anche le prescrizioni di farmaci tranquillanti come Xanax e Valium, che insieme agli antidepressivi vengono di frequente utilizzati per il trattamento dei disturbi d’ansia. Succede nel Regno Unito, dove negli ultimi quattro anni le ricette mediche per antidepressivi sono aumentate del 38% e quelle per farmaci calmanti del 13%.
Eppure chi ha sperimentato attacchi di panico e forme d’ansia sa che non basta una medicina per sventare le reazioni a catena che scoppiano dentro come un ordigno esplosivo in grado di spazzare via la calma all’improvviso, irrimediabilmente, generando una profonda sensazione di morte.
Che cos’è l’ansia?
L’ansia è un’agitazione interiore in grado di generare un senso di apprensione simile all’angoscia. La sensazione di precarietà, anche dal punto di vista economico e sociale, data dal mondo in cui viviamo, influisce prepotentemente sul terremoto psicologico che molti di noi percepiscono. È comune il fatto di sentirsi sradicati, lontani dal centro di ciò che vorremmo per la nostra vita veramente; ci si sente senza progetti e soprattutto senza speranza, dal lavoro e dalla costruzione dei valori che sentiamo importanti, legati soprattutto ai figli e alla famiglia. Ma le condizioni economiche di precarietà non costituiscono l’unica causa.
Dalle statistiche emerge che nel target di chi è più colpito dall’ansia e attacchi di panico troviamo persone con professioni di successo, in particolare donne. Mantenersi in equilibrio fra necessità familiari, bollette e cura della casa, lavoro, certamente non è cosa semplice per nessuno.
Inoltre, ciò che non vediamo è che, di frequente, dietro un lavoro di successo, è celata una complicata e faticosissima costruzione fatta di autodisciplina, tenacia, ore di sonno e tempo libero perse, perseveranza, rinuncia a sé o alle relazioni affettive, nello strenuo obiettivo della propria realizzazione personale. L’attacco d’ansia accade quando perdiamo il controllo sulla realtà… oppure l’ossessivo controllo sulla nostra realtà di tutti i giorni ci fa perdere di vista il fatto che, in fondo, non possiamo tenere sotto scacco la vita?
Ansia e paura nel cervello umano: la differenza
Neurotrasmettitori come adrenalina e noradrenalina giocano un ruolo fondamentale nella percezione del pericolo. Quando percepiamo stimoli legati alla sensazione di una minaccia, l’organismo risponde attivando le risposte di sopravvivenza. L’intensa reazione emotiva di fronte a ciò che viene percepito come un pericolo può determinare reazioni importanti da parte dell’organismo: i muscoli si contraggono, il battito del cuore accelera, aumentano sudorazione e possono verificarsi tremori.
Come spiega Daniela De Luca, Psicoterapeuta con Studio di Psicoterapia MoviMenti a Parma: «La risposta di attacco o fuga, provocata dall’attivazione del sistema nervoso simpatico, porta gli animali a fuggire o attaccare». Epinefrina e noradrenalina, implicate con la gestione delle reazioni e nel controllo dell’attenzione, contribuiscono all’attivazione del sistema nervoso simpatico con una risposta di attacco o fuga, fight or flight, in grado di stimolare il rilascio di energia sotto forma di glucosio; come conseguenza, aumenta il tono muscolare, accelera la respirazione, si stimolano la sudorazione e l’epidermide, in quanto mappa e organo di senso (non a caso il più esteso del corpo umano) in grado di segnalare il pericolo e aumenta il battito cardiaco.
In fondo quando proviamo paura sperimentiamo una condizione primordiale. Nell’ansia spesso si ignorano le cause connesse al disturbo, eppure queste forti emozioni ci costringono, se siamo disposti a scendere nelle nostre paure più profonde, a occuparci di nuovo del corpo e dare un’occhiata all’abisso del nostro cuore.
Attacchi di panico
«In una scala da 1 a 10, si ha un attacco di panico quando il livello di ansia e agitazione arriva ad acuirsi al punto da provocare anche una serie di sensazioni sul piano fisico e fisiologico, che portano per esempio a sudorazione, tachicardia, talvolta dispercezione corporea, tremore, difficoltà nella respirazione» spiega Daniela De Luca. «Dietro a un attacco di panico spesso si nasconde qualcosa di più profondo rispetto a ciò che appare. Può succedere di non riuscire più a prendere contatto con quello che proviamo, come se alzassimo sempre di più l’asticella della nostra tollerabilità o resistenza a una determinata situazione che genera in noi malessere».
Esiste sia l’attacco d’ansia, sia l’attacco di panico. Se l’attacco d’ansia appare in una forma più contenuta, l’attacco di panico ha un effetto “incontenibile” ed è anche l’unico modo attraverso il quale il nostro corpo ci comunica che… abbiamo superato il limite, magari rispetto a una situazione finora (mal)sopportata o a un’emozione che stiamo provando ma ci costringiamo a non sentire.
Spesso l’attacco di panico esplode in un contesto di calma apparente, dal supermercato al cinema: «Una persona abituata a correre e tenere alto il livello di tensione, spesso fatica ad accorgersi di quando diventa necessario fermarsi. Poi, in una situazione qualsiasi di rilassamento, è come se calasse l’adrenalina, insieme a tutta una serie di sensazioni che fino a quel momento hanno mantenuta attiva l’attenzione, ed è lì che scatta l’attacco di panico, inspiegabilmente». Perché proprio adesso?
Rendersi conto di essere stanche o di vivere situazioni che creano malessere spesso ha bisogno di un percorso. Nell’interpretazione psicoanalitica classica l’ansia è stata studiata come sintomo-segnale: le pulsioni sperimentate dal soggetto e vissute come proibite generano un conflitto da cui l’Io si difende. L’ansia, già identificata nell’antica Grecia e trattata come malattia dello spirito nel Medioevo, ha un aspetto profondamente collegato al futuro e a una tendenza al pre-occuparci degli eventi ad esso connesso. «Esiste un pregiudizio a livello culturale. Nutriamo l’idea che tutte le emozioni in qualche modo categorizzate come negative, come ansia, paura, rabbia, siano in qualche modo sbagliate. Quindi, non solo si fa fatica ad ammettere di provarle, ma a volte si ha difficoltà persino a prendere contatto con queste sensazioni e spesso non ne siamo nemmeno consapevoli».
Come trattare ansia e attacchi di panico
«Pensiamo agli animali: quando provano paura o vanno in freezing o tremano» continua Daniela De Luca, che si occupa di gestione di emozioni e Pet Therapy Relazionale Integrata. Nel suo lavoro in studio è affiancata da una presenza molto speciale: il suo cane, un labrador di nome Frank. Quando i cani hanno molta paura tremano dalle zampe posteriori e in questo modo si liberano dell’energia in eccesso: se si caricassero di questa tensione senza lasciarla andare, non sarebbero liberi di reagire, quindi di attaccare o fuggire a seconda della situazione.
Questo meccanismo naturale è alla base di una tecnica chiamata TRE, Trauma Releasing Exercises, sviluppata sviluppata a seguito di studi condotti in Etiopia e Medio Oriente. Attraverso una serie di esercizi specifici connessi al tremore, provocato volontariamente, si lavora su traumi e stress rilasciando l’ansia associata a emozioni del presente o del passato.
Ma esistono moltissimi percorsi che aiutano ad affrontare questo tipo di disturbi. Negli ultimi anni discipline come la bioenergetica hanno indagato come le tensioni accumulate nel corpo influiscono sul benessere psicofisico, approcciando l’ansia in modo inedito. Ma non dimentichiamo che anche la medicina classica insieme alle varie scuole di psicoanalisi e psicoterapia propongono soluzioni più classiche, con percorsi costruiti su misura delle singole esigenze, valutandone lo stato psicofisico, l’entità del disturbo e il vissuto personale. Il consiglio è quello di farsi aiutare, anche a trovare la soluzione più adatta per la propria situazione.
Un aiuto in più dalla pet terapy
Esistono però rimedi più dolci di altri, che è possibile provare senza effetti indesiderati: per esempio la pet terapy. Lo sguardo di un cane, di accettazione totale, la sua presenza non giudicante e piena di calore, come ormai testimoniato da molti studi, ha un effetto calmante. Proiettare su un cane le nostre emozioni risulta più facile, specialmente quando si tratta di bambini e adolescenti: «Che cosa fa Frank quando è arrabbiato o ha paura? Tu che cosa fai?». “Chi non ha avuto un cane non sa cosa significhi essere amato”, scriveva Arthur Schopenhauer: la sua è la presenza silenziosa e viva di un angelo custode che dà forza, un simbolo di protezione, fiducia assoluta. Perché, in fondo, è l’apertura alla fiducia ciò che ci aiuta a combattere la notte buia della paura.