Tra le cause più comuni della cattiva respirazione figura la bronchite cronica, un’affezione delle vie respiratorie, molto diffusa ma ancora poco diagnosticata. Pochi sanno di averla e ancora meno sono coloro che sono consapevoli di essere potenzialmente candidati ad ammalarsi.
Nota in medicina come BPCO (acronimo che sta per Bronco Pneumopatia Cronica Ostruttiva), la bronchite cronica è un’infiammazione di lungo corso delle vie polmonari (bronchi e alveoli), che limita il passaggio del flusso aereo nei polmoni. In pratica, si respira meno e male. La cattiva notizia è che si tratta di una patologia irreversibile, la buona è che con le cure adatte se ne può arrestare la progressione.
Ci si ammala in seguito all’inalazione continua di particelle particolarmente irritanti per le vie respiratorie.
L’indiziato numero uno è il fumo di sigaretta, a causa di nicotina, metalli e altre sostanze tossiche.
Responsabili dell’infiammazione sono inoltre:
– le particelle dell’inquinamento atmosferico: gas industriali, motori, polveri varie;
– le particelle inalate in ambienti professionali che prevedono la lavorazione di particolari sostanze tossiche: edilizia, lavorazione dei metalli, acidi, vapori ecc.;
– le particelle degli ambienti, come ad esempio quelle prodotte dalla combustione di alcuni riscaldamenti.
In misura lieve incide la familiarità della patologia. Si è inoltre osservato che i bambini nati sottopeso possono sviluppare una certa predisposizione. Persino alcune influenze curate male possono costituire fattori di rischio.
La bronchite cronica è costituita da diversi stadi patologici, che vanno dal semplice livello di rischio a quello avanzato e grave. I soggetti a rischio sono in primis i fumatori, seguiti da coloro che sono esposti quotidianamente all’inalazione delle sostanze tossiche, sia per motivi professionali che domiciliari.
Il primo step della bronchite è un’infiammazione cronica al livello delle vie bronchiali, prima di quelle superiori (la classica faringite) e poi di quelle inferiori (bronchi e polmoni).
Ciò porta ad una riduzione del flusso aereo nell’apparato respiratorio, che alla lunga determina una minora quantità di ossigeno in tutto il corpo. E’ come se venisse a mancare la benzina della macchina umana! Con i danni che si possono immaginare: non solo difficoltà respiratorie, ma anche disturbi cardio-vascolari e cattivo nutrimento dell’organismo.
Quali sono i sintomi da tenere sotto controllo?
Una tosse che tarda a passare, soprattutto se è produttiva (che produce muco), quotidiana e affligge per lunghi periodi annuali;
frequenti infezioni polmonari devono lanciare un campanello d’allarme, ma anche un affanno apparentemente immotivato e una sensazione di mancanza d’aria da sforzo.
La diagnosi viene effettuata principalmente attraverso la spirometria: un esame che permette di misurare la capacità funzionale del polmone, in particolare i flussi espiratori e inspiratori dell’aria.
Per prevenire la bronchite è utile limitare i fattori di rischio, che vanno dallo smettere di fumare all’usare adeguate protezioni in caso di professioni a rischio, dal limitare l’inquinamento e il fumo passivo per quanto possibile.
La cura consiste nell’assunzione di broncodilatatori, classificati a seconda dello stadio della patologia, per via orale o inalatoria, sotto forma dunque di compresse o per spray (il puff). Nei casi più gravi, la bronchite cronica si cura con l’ossigenoterapia, una vera e propria bombola di ossigeno a cui attingere per poter respirare.
Lo scopo della terapia è limitare la progressione della bronchite e migliorarne la sintomatologia, cioè permettere di respirare meglio.
Tra i fattori di cura, non è escluso quello di scongiurare nuove infezioni polmonari che possono un peggiorare un quadro già pesante. Come? Cautelandosi attraverso le normali precauzioni per evitare influenze e sottoporsi sia al vaccino influenzale che a quelli per le infezioni batteriche (lisati batterici).
(Con la consulenza degli specialisti in Medicina Interna del Presidio Ospedaliero BAT: Barletta-Andria-Trani)