Procedura comunemente utilizzata negli ospedali di tutto il mondo, la risonanza magnetica è una tecnica diagnostica che utilizza campi magnetici e radiofrequenze (ovvero onde radio come quelle della TV o dei telefonini) per ottenere immagini dettagliate dei tessuti e degli organi del corpo.
«Dal momento che non utilizza radiazioni ionizzanti, la risonanza magnetica è priva dei potenziali effetti negativi di tutte le tecniche che espongono il paziente a raggi X o gamma, come per esempio la radiografia o la TAC – spiega il professor Francesco Sardanelli, Responsabile Radiologia e Diagnostica per Immagini dell’IRCCS Policlinico San Donato (Gruppo ospedaliero San Donato) – Tutti i distretti del corpo (encefalo, cuore, torace, organi addominali, articolazioni, colonna vertebrale) sono studiabili con risonanza magnetica, ma è importante che l’esame venga mirato in modo appropriato dopo preliminari accertamenti con altre tecniche».
Che differenza c’è tra la risonanza magnetica con e senza contrasto?
Nonostante la risonanza magnetica sia già in grado di fornire rilevanti informazioni, talvolta, per riconoscere o valutare in maniera più approfondita lesioni e quadri patologici specifici, può essere utilizzato un mezzo di contrasto.
«I mezzi di contrasto più utilizzati in risonanza magnetica sono a base di Gadolinio e sono somministrati per via endovenosa – afferma il professor Sardanelli – Il mezzo di contrasto è controindicato nei pazienti con funzionalità renale compromessa. È inoltre importante che i pazienti con asma allergico o storia di allergie a farmaci (in particolare a mezzi di contrasto) lo segnalino al momento della prescrizione, della prenotazione e dell’esecuzione dell’esame».
Ci sono rischi o accorgimenti che sarebbe bene osservare prima di sottoporsi a questo esame?
«Poiché la risonanza magnetica utilizza campi magnetici e radiofrequenze, i pazienti che sono portatori di dispositivi metallici, elettrici o elettromagnetici non rimovibili, devono essere valutati attentamente al fine di identificare controindicazioni assolute (quali clip metalliche ferromagnetiche cerebrali o schegge metalliche endooculari) e relative (quali i pacemaker e defibrillatori) o semplici condizioni che potrebbero limitare la qualità delle immagini (quali le protesi ortopediche)» risponde l’esperto.
Anche i soggetti claustrofobici o con difficoltà a mantenere la posizione supina per almeno 15-20 minuti, potrebbero avere difficoltà ad eseguire l’indagine.
Come bisogna prepararsi alla risonanza magnetica?
«A seconda del distretto corporeo da indagare, può essere indicata una preparazione specifica – spiega il professor Sardanelli – In linea generale, per gli esami senza mezzo di contrasto non è necessaria alcuna preparazione, mentre per gli esami con mezzo di contrasto è richiesto un digiuno di almeno 4 ore».