La rosolia è una malattia esantematica oggi piuttosto rara, grazie all’esistenza del vaccino. Ma cosa comporta questa malattia e quali sono i suoi sintomi? Premettiamo che, se contratta in gravidanza, la rosolia può portare gravi conseguenze al feto: se contratta nei primi quattro mesi di gestazione, infatti, la malattia può comportare aborto spontaneo, malformazioni del feto, cardiopatie, microencefalia, morte in utero, sordità e anche alcune tipologie di ritardo mentale (fonte: dott.ssa Francesca Testa, ginecologa presso il Centro Medico Santagostino). Per questi motivi, dal 2010 è attivo anche un Piano nazionale di eliminazione del morbillo e della rosolia congenita.
Ma analizziamo nello specifico i sintomi della rosolia, con l’aiuto dell’AIFA (Associazione Italiana del Farmaco).
I sintomi
La rosolia prevede un periodo di incubazione che varia dalle due alle tre settimane. I suoi sintomi sono abbastanza riconoscibili ma la diagnosi certa può ovviamente avvenire solo in sede di controllo medico.
La sintomatologia della rosolia prevede: esantema cutaneo caratteristico al volto (che, però, potrebbe anche non essere presente), febbre, linfonodi ingrossati alla base della nuca e delle orecchie, malessere generale, dolori articolari. Una volta contratta la rosolia, si resta immuni dalla malattia (salvo rarissimi casi di re-infezione): per questo, si rivela di cruciale importanza il vaccino.
Le terapie
Trattandosi di una malattia esantematica, la rosolia non prevede specifiche terapie ma si risolve da sé (non senza gravi complicazioni se contratta in gravidanza). L’unica “cura” per la rosolia, resta il vaccino (inoculazione del virus vivente attenuato) in fase preventiva. Si tratta, nello specifico, del vaccino trivalente anti-morbillo, anti-parotite e anti-rosolia (vaccino MPR).
È quindi importante rispettare il calendario vaccinale nell’infanzia e negli anni a venire. Anche per proteggere le bambine, in previsione dell’adultità e di una eventuale, futura, gravidanza.
In gravidanza
Sono sempre meno, per fortuna, i bambini che presentano casi di rosolia accertati, grazie al vaccino trivalente. Ma, per le donne adulte, si pone il problema del rischio di rosolia in gravidanza. La possibilità di trasmettere la malattia al feto varia a seconda del periodo di gestazione. Ovvero, più la gravidanza è precoce e più cresce il rischio che la rosolia sia contratta anche dal feto, perché l’infezione si trasmette da madre a figlio per diffusione ematogena.
Secondo le fonti AIFA, i danni fetali si sono rilevati in circa il 70-80% dei feti con rosolia contratta durante il primo trimestre di gestazione e nel 25% dei feti con rosolia contratta, invece, nel secondo trimestre di gravidanza.
L’unico modo per sapere se si è immuni alla rosolia, è sottoporsi al Rubeo-Test, un esame andrebbe previsto già in fase di pianificazione della gravidanza. Qualora l’esito del test sia negativo, ovvero non siano presenti anticorpi specifici, è necessario sottoporsi al vaccino attendendo poi un periodo di tre mesi prima del concepimento.