Emozioni forti, attività fisica intensa, assunzione di farmaci, troppa caffeina, alcool o fumo così come i disturbi della tiroide o l’anemia fanno battere il cuore più veloce (tachicardia) – o comunque più forte del solito – oppure causano l’extrasistole (dei battiti prematuro).
In questi casi il cuore ‘lavora’ normalmente e le palpitazioni di solito non sono così pericolose. Ma in altri casi, invece, le palpitazioni possono essere il sintomo di un’aritmia, cioè di un problema del ritmo o della frequenza cardiaca. È possibile diminuire o prevenire le palpitazioni evitando i fattori che le scatenano (e lo stress e l’ansia così come l’assunzione di sostanze stimolanti sono tra questi) e curando i disturbi che le provocano.
Le (principali) forme di tachicardia
Ci sono molte forme di tachicardia ma solitamente ne distinguiamo tre principali, individuate in base alla causa scatenante: sinusale, dove l’aumento dell’attività del nodo senoatrale può portare a un’eccessiva stimolazione della contrazione cardiaca – una delle forme di tachicardia sinusale è il cardiopalmo, quella che di solito chiamiamo “cuore in gola”, in cui si avverte una sensazione di eccessivo rallentamento o, al contrario, di una forte accelerazione.
Poi esiste la tachicardia eterotopa, suddivisa in sopraventricolare (diffusa tra i giovani si si manifesta con una frequenza cardiaca tra i 140 e i 180 battiti al minuto) e ventricolare (diffusa nei soggetti più anziani, con una frequenza compresa tra 140 e 220 battiti al minuto).
E infine quella atriale, caratterizzata da un battito irregolare tra i 300 e i 600 battiti al minuto.
Quali sono i sintomi?
La tachicardia, oltre ad avere diverse forme, vede anche protagonisti, nostro malgrado, differenti sintomi. E non solo. Questi variano a seconda della frequenza raggiunta dal battito. Si possono infatti avvertire palpitazioni, dispnea, vertigini, debolezza, stordimento, perdita di coscienza, addirittura dolore toracico in caso di frequenza elevatissima oppure cardiopatia ischemica.
I test per la diagnosi
Si parte naturalmente dal più classico degli esami e cioè l’elettrocardiogramma che utilizza elettrodi di piccole dimensioni attaccati al petto per registrare i segnali elettrici mentre ‘viaggiano’ verso il cuore. In questo modo si possono riconoscere la tachicardia e le anomalie cardiache.
Esistono anche apparecchi portatili Ecg (elettrocardiogramma) come ad esempio l’Holter, un dispositivo da ‘indossare’ per 24 ore che registra l’attività del cuore. In casi più eclatanti il medico può raccomandare un esame elettrofisiologico: infilando sottili cateteri con elettrodi attraverso i vasi sanguigni in alcuni punti del cuore questi sono in grado di mappare qualsiasi anomalia del circuito.
Tutti i rimedi
Molte le opzioni terapiche per far fronte alla tachicardia: si parte dalla somministrazione di farmaci specifici a manovre mediche come quella di Valsava, dall’elettroconversione con il defibrillatore all’ablazione chirurgica fino all’impianto di cardioverter-defibrillatori.
La prevenzione
Ti sembreranno forse i consigli più banali, ma per prevenire la tachicardia occorre seguire uno stile di vita sano, praticare esercizio fisico regolare e adottare un’alimentazione povera di grassi e ricca di frutta, verdura e cereali integrali. Senza dimenticare naturalmente di tenere la pressione sanguigna e i livelli di colesterolo sotto controllo.