Il dolore cronico e la depressione che ne consegue possono trovare un valido aiuto nella meditazione.
Questa pratica, già descritta nei testi sacri orientali del VII secolo, consiste nel porre la propria attenzione verso un oggetto, un’idea o semplicemente svuotando completamente la mente. Il fine è quello di raggiungere uno stato di totale abbandono dei pensieri che ci ossessionano, in modo da trovare la serenità.
Molti studi scientifici hanno da tempo dimostrato la validità della meditazione per migliorare le situazioni di ansia, stress e rabbia, ma l’ultimo studio, pubblicato sulla rivista Pain, sostiene che questa pratica può essere d’aiuto a chi soffre di dolore cronico (in particolare artrite e mal di schiena).
L’Università di Manchester ha sottoposto alcune persone con diversi anni di pratica meditativa alle spalle ad esami per valutare l’attività della corteccia prefrontale ed è stato notato che, quando colpite da un sottile raggio laser, hanno percepito il dolore con meno intensità rispetto a chi non è solito alla meditazione.
Questo dimostra che svuotare la mente e abbandonare l’ansia con una pratica regolare della meditazione modifica le reazioni del cervello: l’attenzione di chi medita è più incentrata sugli avvenimenti presenti e non è soggetto alla paura che il dolore si presenti di nuovo nel futuro.
La meditazione quindi è da consigliare a chi, per la paura che il dolore si presenti, vive in uno stato psicologico di depressione e frustrazione che a lungo andare peggiorano anche la percezione del dolore stesso.