In un caso su dieci il nodulo è maligno. Ma oggi con le nuove tecniche si può intervenire quasi sempre solo sulla parte malata, senza asportare tutta la ghiandola.
Se il nodulo ha un diametro inferiore a tre centimetri e non dà particolari disturbi, ci si limita a tenerlo sotto controllo. Significa che una volta all’anno devi sottoporti a una visita e a un’ecografia per verificarne le dimensioni.
Non è necessario, invece, seguire la terapia sostitutiva , a differenza di quanto accadeva sino a pochi anni fa. Questa cura, che è a base degli stessi ormoni che produce naturalmente la tiroide, prima veniva prescritta di routine perché si credeva che servisse a ridurre le dimensioni del nodulo. Ma uno studio durato cinque anni ha dimostrato che ha effetto solo in due casi su dieci.
Nel caso il nodulo misuri tra i tre e i cinque centimetri , è necessario intervenire (succede anche se è piccolo, ma provoca disturbi fastidiosi, come un senso di soffocamento). La tecnica a cui si ricorre si chiama ablazione percutanea, è in anestesia locale e in day hospital.
«Un ago speciale che trasmette un raggio laser viene inserito nella tiroide» spiega il professor Enrico Papini. «Il calore colpisce il cuore del nodulo che nell’arco di cinque-sei mesi si rimpicciolisce».
Con un diametro superiore a cinque centimetri ci vuole il bisturi. Ma la bella notizia è che oggi si interviene in modo soft. La tecnica arriva dagli States e si chiama lobectomia .
«Si asporta solo la parte di ghiandola “occupata” dal nodulo» aggiunge l’esperto. «Così azzeriamo il rischio di danni alle corde vocali , sempre possibile con l’operazione tradizionale, e alle paratiroidi, le piccole ghiandole vicine alla tiroide e fondamentali per la salute delle ossa». L’intervento è in anestesia generale e devi stare un paio di giorni in ospedale. Bisogna poi verificare attraverso le analisi del sangue come lavora la parte di tiroide rimasta: se funziona poco, occorre aiutarla con la terapia sostitutiva a base di ormone tiroideo a un dosaggio bassissimo. Quando i noduli sono numerosi, oppure è uno solo ma molto grosso, non resta che l’operazione tradizionale per asportare l’intera tiroide. Oggi però è decisamente più sicura di un tempo perché durante l’intervento viene utilizzata un’apparecchiatura speciale che tiene sotto costante controllo la vitalità delle corde vocali. Così si previene il rischio di danni alla voce. E non restano nemmeno segni visibili, perché la piccola cicatrice è nascosta dalle pieghe del collo.
I noduli si manifestano più facilmente se si segue un’alimentazione povera di iodio . Quando questa sostanza è carente, la tiroide fa più fatica a produrre gli ormoni tiroidei e, come conseguenza della sua iperattività, possono formarsi dei noduli. Assicurarsi una buona quota di iodio è dunque fondamentale sia per prevenire la comparsa delle “palline” sia per rallentarne la crescita nel caso siano già comparse, come ha dmostrato uno studio tedesco.
I consigli che trovi qui valgono anche per i bambini, come indicato dal Progetto italiano contro la carenza di iodio in pediatria.
● Usa il sale iodato al posto di quello normale Utilizzalo per insaporire i piatti ma non per la cottura, altrimenti perdi i benefici. ● Mangia tre volte alla settimana il pesce . Scegli quelli più ricchi di iodio, come il palombo, le acciughe, il baccalà, i molluschi e i crostacei. ● Preferisci il riso integrale. Tra i cereali, è quello più ricco di iodio.