«Isteriche, instabili, irrazionali, inaffidabili, emotive, foriere dei mali e delle disgrazie peggiori. Anti-sociali, ferine. Puttane!», scrive Paolo Ercolani nell’introduzione al volume Contro le donne. Storia e critica del più antico pregiudizio (Marsilio, 2016). Quella di cui si occupa nell’ultimo libro è una storia «antica quanto il mondo umano»: una storia al femminile da secoli raccontata e giudicata con un «dibattito tra uomini», come spiega Ercolani citando Luce Irigaray, che nel 1974 verrà sospesa dall’incarico di insegnante presso l’università di Vincennes dopo la pubblicazione della tesi di dottorato Speculum, de l’autre femme, sulla sessualità femminile.
Troppo magra, troppo grassa; tacchi a spillo sì, ballerine mai. Le donne sono invidiose, pettegole, non sanno fare squadra: quante volte ti è capitato di ascoltare pregiudizi spiacevoli o dover rispondere a chi durante un colloquio ti chiede se hai intenzione di avere figli? L’invidia femminile qualche volta nasconde una competitività imparata da bambine, perché essere donna spesso significa lavorare il doppio, dall’università al lavoro, per dimostrare di valere. Nella corsa al perfezionismo le altre risultano concorrenti di una gara in cui siamo tutte perdenti. A differenza dei colleghi o amici maschi, competenze e bravura non sono sufficienti. A un uomo nessuno chiederebbe “Bambini, ancora niente?”: alle donne capita continuamente.
Secondo uno studio effettuato negli Stati Uniti le ragazze ottengono risultati migliori e sono dotate di maggior abnegazione rispetto ai coetanei maschi: ottengono sempre più spesso posizioni di prestigio, ma sono più stressate. L’ansia di essere continuamente sotto giudizio non ci abbandona mai, perché è sepolta nel profondo di tante donne che fin da bambine imparano a dire grazie, sorridere sempre, essere efficienti e gentili, ottime cuoche, abilissime nel risolvere i problemi di tutti ma dentro cenerentole in cerca di un principe azzurro in via d’estinzione.
Chi ha detto che una donna che diventa mamma non possa apportare un contributo positivo per l’azienda in cui lavora? Basta con il rosa, coloriamo di un nuovo arcobaleno la nostra vita. Iniziamo a elencare con orgoglio le competenze acquisite durante una gravidanza: problem solving, tenacia, capacità di immaginare il futuro.
Sui giornali spariscono i pori della pelle e i segni del tempo, ma tutte noi lo sappiamo: le donne vere hanno le rughe, il mal di schiena e spesso anche le occhiaie. Davvero desideriamo sacrificare la nostra felicità per lo sguardo cieco di chi vive offrendo stereotipi? Il peggior pregiudizio è quello che nutriamo nel profondo di noi stesse. Solo tu puoi scrivere una storia differente, a partire dalla tua vita. Perché il mondo siamo noi a cambiarlo, a partire dalla nostra vita di tutti i giorni.