Si è riso, e parecchio, nonostante l’argomento fosse tutt’altro che leggero: il rapporto delle donne con il loro corpo. Ma fin dalla scelta del titolo del talk show che ha chiuso la giornata di sabato del nostro DMLab – “Belle e possibili” – era chiaro l’intento: riflettere, discutere, ma soprattutto sdrammatizzare. Perché si può parlare di bellezza (soprattutto se lo si fa con un partner d’eccezione come L’Oréal Paris) anche sfatando qualche tabu, anche ricordandoci che la perfezione non esiste o, meglio ancora, “ogni donna è perfetta a modo suo”. Come hanno ricordato al vastissimo pubblico presente i sette partecipanti di sabato sera, che si sono alternati allo spazio Open-More than books con una formula simile a quella dei Ted Talks.
Foto di Lorenzo De Simone/Mondadori Portfolio
Il nemico pubblico e le beauty coach
Ad aprire le danze è stato Stefano Benedusi, unico uomo del parterre e soprattutto, come ha sottolineato lui stesso, “un nemico pubblico numero uno per la donna media: faccio il fotografo di moda e sono etero”. Uno, insomma, da cui non ti aspetteresti di sentir dire che le donne dovrebbero ribellarsi ai canoni estetici vigenti, “perché quelli cambiano di epoca in epoca e non è possibile adattarci sempre a tutto”. Benedusi ha sfatato, per la gioia delle presenti, anche un altro falso mito, quello delle foto senza ritocco. “Semplicemente non esistono. Se qualcuno vi dice che uno scatto non è stato lavorato, significa che ha richiesto comunque un paio d’ore di Photoshop. Ma a volte per una copertina non bastano due giorni”.
Sulla stessa linea l’altro ospite più scoppiettante, Cristina Fogazzi alias L’estetista cinica: “Le cosce di una donna in natura si sfiorano sempre, a meno di non avere un’anca sbilenca. Il fisico di Barbie, se esistesse, vi darebbe un sacco di noie perché è squilibrato”. E ancora: “Vi giuro che anche a Claudia Schiffer, quando si siede, spunta il rotolino. La gravità esiste anche per lei”
“La bellezza non è perfezione, deve solo tendere alla perfezione. Che però è un concetto diverso da persona a persona e da epoca a epoca” ha confermato Anna Turcato, consulente d’immagine che aiuta le persone a raccontarsi con il proprio stile. “La bellezza è un concetto assolutamente relativo. Perché c’è sempre stata un’epoca storica in cui siamo state fighe”. Guardate Marylin Monroe, tutta curve e rotolini, potreste dire che non è un sex symbol? “Quindi smettetela di essere autocritiche verso voi stesse. Provate a guardarvi come vi vedrebbe un’amica”. Conclusione: i vostri difetti sono quello che vi rende uniche: usate gli abiti non per smascherarvi, ma per raccontarvi.
L’equilibrio difficile
Ma c’è anche chi ha un rapporto più complicato con il proprio fisico e con la sua percezione: può dipendere dalle nostre aspettative, dalle condizioni in cui ci troviamo, dall’incapacità di accettarci o di migliorarci. Ma anche in questo caso, raccontare è il primo step per provare a cambiare davvero. Su questo hanno ragionato le altre quattro relatrici che, pur partendo da punti di vista molto diversi fra loro, sono riuscite ad analizzare la loro situazione con una grande dose di autoironia.
Angela Gambirasio, in arte @RuoteRotanti (su Twitter) e Ironicamente diversi (il suo blog) ha provato a sdrammatizzare gli stereotipi legati alla disabilità e a scherzare su disgrazie che si sforza ogni giorno di trasformare in punti di forza. Un esempio? “Posso dire alle amiche che mio marito mi porta a letto ogni sera, anche quando litighiamo”. Per lei, tanti applausi e tante risate dal pubblico.
Mentre Sara Cardin, che dietro l’aspetto grazioso e gli occhioni azzurri cela i titoli di campionessa europea e mondiale di karate, ha sottolineato come persino per lei sia stato difficile da adolescente conftontarsi con un corpo che cambia, ma a causa dell’agonismo non secondo i caoni idealizzati dai suoi coetanei: “È come se il mio fisico fosse stato sempre un limite da superare. In positivo, per rafggiungere i risultati sportivi, e in negativo, perché a sedici anni non era normale avere bicipiti come i miei. La ricerca di un equilibrio è difficile, per chiunque”.
Infine Marina Biglia, presidente dell’associazione Amici obesi onlus scesa grazie a un intervento di chirurgia estetica da 140 chili a “una orgogliosissima 48” ci ha raccontato il difficile rapporto con un corpo scomodo e ingombrante, che vorrebbe diventare invisibile ed, invece, al contrario, è spesso incredibilmente visibile. “I primi a fare battutacce sugli obesi sono loro stessi, perché preferiscono dirsi da soli ciò che non vogliono sentirsi dire dagli altri. E sono anche i primi a desiderare di sparire, anche se poi stanno male perché una donna XXL ha lo stesso bisogno di essere amata di una modella”.
Anche la menopausa non è più un tabù
Così ha puntualizzato Rossella Boriosi, due figlie adolescenti e un bimbo di 8 anni, che alla menopausa ha dedicato un libro appena uscito per Giunti: Nega, ridi, ama. Ci ha spiegato come invecchiare con grazia senza diventare la parodia di quello che siamo stati. Il messaggio più bello del suo discorso? “Ci sono 3 età: quella anagrafica, quella percepita e quella sociale, che il mondo ci riconosce. In me a 49 anni sono andate tutte e 3 fuori sincrono. Ho dovuto fare un grande lavoro di introspezione su me stessa, ma poi alla fine sono rinata”. Della serie: chi ha detto che in menopausa non si può essere vitali e creative? La libertà che si guadagna compensa la giovinezza che si perde.