Com’è facile per noi donne raccontare di emozioni, sentimenti, avventure fuori e dentro di noi. Ancora più facile davanti a un caffè, un po’ come se ci sentissimo più amiche, magari anche senza conoscerci. Questa l’atmosfera dell’incontro del mattino di sabato al Dmlab (con la partnership di Caffè Vergnano). Un clima caldo e accogliente che ci ha fatto subito amare tre donne speciali: Carla Perrotti, Roberta Ferraris e Grazia Andriola. La prima conosciuta in tutto il mondo, le altre meno, ma tutte accomunate da un destino di camminatrici: ancora più magico perché il 2016 è stato proclamato “Anno del cammino”.
CARLA PERROTTI, quando il cammino è un’avventura estrema
La incontri e ti stupisci come una donnina esile e gentile possa essere stata il primo essere umano ad attraversare in solitaria un deserto. Quando poi scopri che si tratta del Taklimakan, in Cina, il secondo più grande dopo il Sahara, ti sembra quasi irreale. Incredibile. Carla Perrotti è così: risponde con grazia estrema, come una ballerina, invece con le sue gambe e il suo cuore ha compiuto (e compie tutto’ora), imprese no limits: ha attraversato tutto il Sahara con una carovana di tuareg, prima donna in assoluto. Poi il più vasto bacino salato della terra in Bolivia. E ancora Africa e Australia. Un deserto per continente.
È stato il deserto a cercare lei:”non l’ho scelto io ma è stato lui a scegliere me” ci racconta. “Quando durante le riprese di un documentario nel Sahara ho visto per la prima volta la carovana del sale che si muoveva in silenzio, mi sono nnamorata di quell’ambiente e della sua gente. Da lì è nata la storia dei miei deserti”.
Il deserto è un luogo magico: “Camminarci da sola è l’esperienza più intensa che abbia avuto nella mia vita” prosegue Carla Perrotti. “Ti suscita emozioni infinite, ti spinge a una ricerca interiore profonda e lacerante. Lì in mezzo scavi nel tuo interno, scopri una te stessa diversa, che lotta contro quella che conosci. Io ho pianto, ho gridato, ho riso. Ogni sera applaudivo i tramonti ma non ero mai sola perché c’era lui, il deserto: sembra incredibile ma ti dà protezione, ti avvolge come un mantello nella sua magia”.
Nel 2008 Carla decide di condividere la sua esperienza e attraversa il deserto egiziano con Fabio Pasinetti, maratoneta non vedente: “Camminando da sola” racconta “ho capito che dovevo condividere questo patrimonio interiore. Alla fine della nostra impresa, Fabio mi disse: tu hai realizzato il mio grande sogno perché nel deserto per la prima volta io ho visto. Fabio viveva tali emozioni che era come se potesse davvero vedere tutto. E pensai: se questo è il risultato con una persona non vedente, cosa può succedere nel deserto a chi gli occhi ce l’ha? E così, da qualche anno organizzo viaggi semplici nel deserto per chiunque. Ho chiamato questo progetto desert therapy: è una terapia perché persone normali possono vivere un’esperienza straordinaria. E cambiare, crescere, evolversi”.
Il ricordo più struggente di Carla? “Una volta accompagnai nel deserto una signora che aveva perso la figlia. Era il viaggio che avrebbero dovuto compiere insieme. Alla fine, mi prese in disparte e mi disse: per la prima volta dopo la morte di mia figlia sono tornata felice”.
Foto di Lorenzo De Simone/Mondadori Portfolio
GRAZIA ANDRIOLA, in cammino per una buona causa
Proprio vero che noi donne siamo capaci di metterci al servizio degli altri con naturalezza e generosità. Grazia Andriola, 47 anni, il 27 giugno 2016 è partita a piedi da Santa Maria di Leuca alla volta di Santiago di Compostela. La sua missione era raccogliere fondi per i centri antiviolenza e diffondere il messaggio #Io non ho paura e #stoptheviolence contro la violenza sulle donne. Ha raccontato questo viaggio sul sito della onlus WeWorld. Il 22 ottobre 2016 è tornata in Italia.
La sua avventura ci colpisce perché dimostra che il cammino ha un profondo valore catartico: anche le persone più chiuse riescono a sciogliersi e raccontare la propria storia di dolore. “Ho camminato con vittime e carnefici” racconta emozionata Grazia. “Donne che hanno subito violenza ma anche un uomo che mi ha raccontato il perché della violenza contro la sua ex moglie. Raccontare a una sconosciuta esperienze così drammatiche è più semplice che farlo a un medico o un familiare. Sapevano infatti che quella storia sarebbe rimasta con me”.
Il bello di un’avventura come quella di Grazia è che, durante il tragitto, chiunque può unirsi. “La gente mi affiancava e camminavamo insieme. Mi cercavano su Facebook e mi raggiungevano. Così, senza conoscerci, diventavamo compagni di viaggio, anche solo per tappe brevissime”.
Perché il fascino del cammino non è la fine, ma quello che c’è in mezzo.
ROBERTA FERRARIS, il cammino è un’avventura per tutti
Questa signora affabile e pacata è una guida escursionistica che ha la montagna nel dna. È nata alle pendici del Monte Rosa. “Ma non per questo” ci racconta “chi vive in città non può scoprire i sentieri più estremi. Anzi. Le persone che camminano con me vengono tutte dalla città, perché sentono fortissimo il bisogno di uscire dalle loro routine, inquinate e pesanti. Camminare è un’esperienza accessibile a chiunque, tutti sono in grado di farlo”.
Chi si affida a una guida per il trekking in montagna, cerca emozioni intense. E trova persone con la stessa sensibilità. “Per questo” ci dice Roberta “spesso nei miei tour nascono legami forti, di amicizia e a volte amore. Si condividono tanti momenti insieme, alla sera ci si ritrova per il pasto o si cucina direttamente in proprio, tutti insieme: ci si apre così a una socialità che la nostra vita non offre più”.
E sempre, durante i suoi trekking, Roberta si ferma qualche ora a dipingere: “mi porto dietro gli acquerelli, che non incidono sul peso dello zaino” rivela. Eh sì, perché il trekking ispira pensieri profondi, ma il bagaglio dev’essere leggero.