Orari flessibili, ma attenzione a una dieta varia. Passione per l’home made ma anche per la praticità. Questa la fotografia della Generazione Y scattata da una società americana di catering, Elior, che ha analizzato il comportamento a tavola dei ‘giovani di oggi’, tra i 18 e i 30 anni.
Le abitudini alimentari dei Millennial si possono riassumere in quattro trend principali.
Flessibilità degli orari
I Millennial tendono a non rispettare i tradizionali orari dei pasti, ma hanno un approccio più flessibile. Molti saltano la colazione almeno due volte la settimana e prediligono uno snack a metà mattina. Per pranzo invece la scelta è per un pasto semplice, di alta qualità ma fast-food.
La combinazione e unione dei pasti ha generato nuovi trend tra cui lo ‘slunch’, ovvero supper+lunch, una merenda che sostituisce sia il pranzo che la cena. Il ‘brinner’ (breakfast-dinner) invece è una colazione senza orari, perché l’English Breakfast con uova, pancetta e pancake può diventare anche una cena.
La semplicità e velocità prima di tutto
Una vita sempre di corsa per la generazione degli snack e del ‘mangiare un boccone’. Per questo la velocità del servizio è tra i fattori più importanti, soprattutto per il pranzo. Supermercati e soluzioni fast-food sono anche molto apprezzati per la convenienza dei prodotti.
Una generazione sempre connessa
I social network sono un’estensione virtuale della vita quotidiana dei Millennial. La maggior parte dei giovani tra i 18 e i 30 anni preferisce ristoranti, catene o brand che abbiano un forte coinvolgimento con i social media e che siano innovativi dal punto di vista tecnologico.
Meglio la cucina casalinga
Il 91% delle persone intervistate dalla società Elior ha dichiarato di cucinare a casa e di riproporre gli stessi piatti ordinati al ristorante. Nonostante l’amore per la cucina casalinga, il 12% ha confessato di mangiare fuori tutti i giorni.
Qualità delle materie prime, velocità del servizio e convenienza: queste infine le tre chiavi fondamentali per il pranzo dei Millennial, che come come gli Under 20 della Generazione Z sono anche disposti a pagare di più per avere un prodotto di qualità, con ingredienti tracciabili e attenti al territorio.