Da secoli è un territorio splendidamente vocato alla produzione di vini di altissima qualità. La Franciacorta, però, offre molto di più.
Un’eccellenza nasce sempre da lontano, e si rafforza ogni giorno lungo la propria storia. Torniamo, per esempio, al secolo XVI, e a quell’area della Pianura Padana nota come Franzacurta, compresa tra i fiumi Oglio e Mella, a sud del lago d’Iseo. Quel nome – che origina da curtes francae, cioè territorio di libero scambio commerciale – è già una certezza nel mondo del vino: si fanno prodotti rinomati, non solo per soddisfare le esigenze degli abitanti ma per alimentare – diremmo oggi – un business. E infatti, uno studio sul Catasto Napoleonico del 1809 certifica l’esistenza di quasi mille ettari vitati, una superficie che garantisce una produzione ben superiore alle necessità del buon bere dei circa 40 mila abitanti allora presenti nella zona.
Facciamo ora un balzo di cinquecento anni, piombando alla seconda metà del secolo Ventesimo. È il 1967, e un Decreto del Presidente della Repubblica riconosce quella zona – che ora è nota a tutti come Franciacorta – come titolare del marchio Denominazione di Origine Controllata (DOC). Ancora un piccolo salto, stavolta di un trentennio: è il 1995, e il Franciacorta diventa il primo vino italiano, prodotto esclusivamente con il metodo della rifermentazione in bottiglia, a ottenere la Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG) e, nello stesso tempo, il riconoscimento di un metodo di produzione che supera l’espressione «vino spumante». Oggi sulle etichette si legge la denominazione «Franciacorta», unico termine che definisce globalmente il territorio, il metodo di produzione e il vino.
Un’eccellenza riconosciuta nel mondo
Sono i numeri a dirci quanto, oggi, i vini della Franciacorta siano un’eccellenza italiana riconosciuta in tutto il mondo. Dei 17,4 milioni di bottiglie prodotte nel 2017, l’11% è approdata sui mercati esteri con un aumento delle vendite, rispetto all’anno precedente, del 5%. Giappone, Svizzera, Germania e Stati Uniti sono i quattro Paesi che più dimostrano di apprezzare prodotti nati da un metodo antico che sa come incontrarsi in modo armonico con l’evoluzione tecnologica.
Il disciplinare di produzione, dopotutto, parla chiaro: scrupolo e obbedienza alle regole portano a creare vini di assoluta qualità, che si articolano in diverse tipologie: oltre al Franciacorta ci sono il Satèn, il Rosé, il Millesimato, la Riserva.
I produttori impiegano esclusivamente vitigni nobili, la vendemmia è fatta solo a mano e la rifermentazione naturale avviene in bottiglia, con una lenta maturazione e un affinamento sui lieviti non inferiore ai 18 mesi (30 per i Millesimati e 60 per le Riserve). Quanto alle uve, anche qui le regole sono chiare: Chardonnay, Pinot nero Pinot Bianco (quest’ultimo fino a un massimo del 50%) ed Erbamat. Introdotto da una recente modifica del disciplinare, si tratta di vecchio vitigno a bacca bianca originario della provincia di Brescia, da molto tempo dimenticato ma di cui si ha notizia fin dal ‘500. L’Erbamat non viene utilizzato per il Satèn, mentre per tutte le altre tipologie la misura massima prevista dai disciplinari è del 10%.
Franciacorta: non solo vino
La storia del territorio si riverbera in un’offerta turistica quanto mai ricca. Il punto di partenza sono certamente le cantine, vere e proprie cattedrali della tecnologia enologica più avanzata dove, oltre a scoprire e gustare i vini che vi vengono prodotti, si possono visitare gli splendidi edifici in cui sono ospitate: storiche dimore patrizie, antichi casolari ristrutturati o avveniristiche architetture firmate da noti architetti.
Uscendo dalle cantine, poi, c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Da Brescia (punto di partenza della Strada del Franciacorta) a Rodengo Saiano (sede dell’Abbazia Olivetana di San Nicola, uno dei più imponenti complessi monastici d’Italia), da Ome e dal suo Maglio Averoldi (fucina del XV secolo ancora in funzione) all seicentesco Palazzo Torri di Nigoline di Corte Franca, dal monastero cluniacense di San Pietro in Lamosa (Provaglio d’Iseo) alle Torbiere del Sebino, riserva naturale che declina verso il Lago d’Iseo, le occasioni per un turismo di qualità altissima sono davvero decine e decine.
Allo stesso modo non mancano le possibilità per gli amanti dello sport, in particolare delle due ruote. La Franciacorta è infatti un paradiso che offre una quindicina di itinerari di vario genere di difficoltà. E sono adatti a tutti, come i cinque percorsi agro-ciclo-turistici a cura della Strada del Franciacorta, intitolati ciascuno a una tipologia di vino: perfetti per chi voglia in tutta tranquillità godersi una passeggiata sulle due ruote, anche con i bambini.
Eccellenze da gustare
Non poteva mancare, ovviamente, il cibo, espresso da una ristorazione che si muove fra tradizione e sperimentazione. Tipico è l’incontro tra la cucina contadina di carni dell’entroterra e quella di pesce del vicino lago d’Iseo. Da lì nascono i due piatti tradizionali: il Manzo all’olio di Rovato e la Tinca ripiena al forno con polenta specialità di Clusane.
Da non farsi mancare, inoltre, è la sardina essiccata tradizionale del lago di Iseo (Presidio Slow Food), i formaggi (dalla Robiola bresciana, agli Stracchini, passando da Pressato, Salva, Silter e dalle DOP Gorgonzola, Grana Padano, Provolone Valpadana, Quartirolo Lombardo) e l’Olio extravergine d’oliva del Sebino, prodotto – come il vino – con regole severissime e, per ora, in piccola quantità.