Cinzia De Candiziis, Public Affairs & Governmental Affairs Manager
Lavoro in questa società da tanti anni e ho svolto mansioni diverse. Ho conosciuto da vicino i volti di un’azienda con molte facce e una sola personalità. C’è una linea di pensiero, uno stile di comportamento che ci accomuna al di là dei ruoli. Io, ad esempio, ho una formazione amministrativa, eppure mi interesso di patologie, di farmaci e di relazioni con le istituzioni. Avere una visione ampia è fondamentale per dare un’anima al proprio lavoro.
In questo gruppo sono cresciuta come persona, oltre che come professionista. Diciamo che ho avuto la fortuna di lavorare in un ambiente stimolante, che valorizza gli individui incoraggiandoli a dare sempre il meglio di sé. Noi donne siamo per natura caute di fronte alle novità e soffriamo sempre di una certa “sindrome da inadeguatezza”. Facciamo tutto e lo facciamo benissimo, eppure ci sembra sempre troppo poco. Nel tempo ho imparato ad affrontare gli impegni con spirito più lieve, cercando l’aiuto dei colleghi e trovando nel gruppo la sicurezza che magari da sola non avevo. È bello vedere che gli altri hanno fiducia in te; capire che ti reputano all’altezza di un compito che pensavi di non essere in grado di svolgere. Credo che sia questo il senso profondo di una comunità, il valore della solidarietà tra gli esseri umani.
L’ambiente dove lavoro è un contesto molto orizzontale, dove i ruoli sono ben definiti ma le competenze sono diversificate e si intrecciano continuamente. La flessibilità – non disgiunta da una buona dose di organizzazione – è una caratteristica tipica dell’universo femminile. Le donne sono anche intuitive, capaci di spingersi oltre la realtà del presente per immaginare il futuro.
Anche la mia famiglia è organizzata così, all’insegna di una creativa e flessibile organizzazione. Molto dialogo, rispetto reciproco e ampi spazi di libertà. La vita è come un romanzo con continui colpi di scena, incontri e scontri da ricomporre, tessere disperse da rimettere al loro posto. Una trama avvincente che si modella attorno agli individui.
Mi piace pensare al parallelismo tra l’ambiente di lavoro e quello famigliare. Si può privilegiare l’uno o l’altro, ma restano due realtà complementari. La chiave della propria serenità è la ricerca di un equilibrio. Per me è fondamentale sapere che il lavoro non toglie tempo alla famiglia e che la famiglia non limita il lavoro.
Se ci penso, mi pare proprio di avere due famiglie: una naturale e una professionale. Si assomigliano molto. Ogni nostro piccolo gesto si inserisce in un contesto più ampio e definisce un modo di essere che ci caratterizza.
Quando la nostra band suona a Milano, mia figlia viene ad ascoltarla ed è sempre lì in prima fila a ballare. E quando in mensa servono la pasta alla Norma, mi chiede di portargliene un po’ a casa. Qualche tempo fa, in un tema scolastico ha scritto: “Da grande farò il lavoro di mia mamma! Lei è sempre sorridente e ha tanto tempo per me”.
Ma io non sono sempre sorridente, e sono continuamente in viaggio!