È in atto un vero e proprio Rinascimento della terapia ormonale sostitutiva: gli studi dimostrano che, somministrata all’età giusta, garantisce solo
benefici, senza aumentare i rischi. E la ricerca propone innovative associazioni di ormoni che consentono di personalizzarla

Solo il 3 per cento delle donne italiane in menopausa ricorre alla terapia ormonale sostitutiva, rassegnandosi spesso a sopportare vampate, atrofia vaginale, cistite, incontinenza urinaria, insonnia, depressione. E rinunciando a un’efficace protezione per cuore, cervello, ossa e articolazioni. Per liberare il campo dai pregiudizi, ne parliamo con la professoressa Rossella Nappi.

Professoressa, a che punto è il dibattito sulla terapia ormonale sostitutiva?
Diciamo che dopo 10-15 anni di diffidenza, anche da parte degli specialisti, oggi è in atto una rivalutazione, dovuta a una rilettura critica degli studi passati e a nuove ricerche scientifiche. In particolare, si è dimostrato che le conclusioni di un famoso studio del 2002 in merito a una sua presunta pericolosità (soprattutto per iI rischio di tumore al seno) si fondavano su una premessa sbagliata: le donne osservate avevano un’età compresa tra i 40 e i 79 anni ed avevano già assunto in precedenza per molti anni ormoni. In pratica, alcune erano troppo in là con gli anni, già soggette ai danni dell’invecchiamento come diabete e ipertensione.

Quale è il suo consiglio?
Cogliere l’attimo. Quando comincia la menopausa e le ovaie smettono di produrre gli estrogeni e gli androgeni calano, si apre per le donne la cosiddetta “finestra di opportunità terapeutica”: sono ancora sane e assumere la terapia ormonale sostitutiva sognifica per loro prevenire diabete, malattie metaboliche, disturbi cardiovascolari, osteoporosi. È questo il momento di rivolgersi al ginecologo e concordare l’assunzione di una terapia a base di ormoni, per un arco di tempo stabilito dallo specialista caso per caso, con un piano terapeutico sottoposto a revisione di anno in anno. Le donne più a rischio di tumore della mammella vanno identificate con cura e se la durata della terapia ormonale è inferiore ai 5 anni ci si deve sentire sicure.

Tutte le donne hanno disturbi in menopausa?
Diciamo che, a fronte di un 25 % di privilegiate dalla natura che quasi non si accorgono di essere in menopausa, 2 donne su 4 hanno tra I 45 e I 55 anni sintomi quali vampate, sudorazioni, irritabilità, insonnia. E poi c’è un 25% di sfortunate, per le quali questi disturbi sono particolarmente severi: parlo delle cosiddette super flasher, alle quali vampate, insonnia, disturbi dell’umore, ma anche atrofia vaginale, impediscono di condurre la loro normale esistenza anche per molti anni. Si tratta di donne più sensibili alla carenza ormonale che, se non vengono curate per tempo, sono le più a rischio di malattie: hanno un sistema neurovascolare vulnerabile, potrebbero rischare infarto, diabete, osteoporosi, demenza. In pratica, curare bene le vampate a 50-55 anni si traduce in un cuore e un cervello più efficenti dopo I 65 anni.

Ci sono novità riguardo ai prodotti per questo tipo di terapia?
Aumentano gli strumenti a disposizione del ginecologo per personalizzare la sostituzione ormonale, “tagliandola” su misura per il tipo di paziente che ha davanti. Esistono per esempio nuove combinazioni di estrogeni e progestinici, come l’associazione di estradiolo valerato e dienogest, che agiscono in modo sempre più simile agli ormoni naturali che le ovaie non producono più. L’estradiolo valerato, una volta ingerito, viene riconosciuto dall’organismo come suo, mentre il dienogest è un tipo di progestinico che mitiga in modo specifico gli stimoli sull’endometrio, impedendone l’eccessiva proliferazione (e infatti viene impiegato anche nei contraccettivi consigliati in caso di endometriosi). Questa  associazione mantiene lo spessore dell’endometrio sotto i limiti di sicurezza, preservandolo da rischi di proliferazione.

Come si segue la terapia?
La donna assume per 28 giorni le compresse contenute nella confezione e poi comincia subito un’altra scatola, così non compaiono le mestruazioni. Sarà il medico a consigliare per quanto tempo proseguire la terapia.

Per quali sintomi è più efficace questa associazione?
Oltre che per le classiche vampate e per l’assottigliamento dei tessuti vaginali (atrofia), è particolarmente indicato per i disturbi dell’umore e del sonno: la molecola dienogest si comporta come un ormone neuroattivo e si è dimostrato utile nel mitigare gli effetti negativi su fatica e memoria della menopausa regolando i circuiti del sonno.

Professoressa Rossella Nappi, professore ordinario della sezione di Clinica Ostetrica & Ginecologica dell’Università degli Studi di Pavia e Dirigente medico presso il Centro per la Procreazione Medicalmente Assistita e l’Ambulatorio di Endocrinologia Ginecologica & della Menopausa, Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’IRCCS Fondazione San Matteo di Pavia.