Chi l’avrebbe mai detto che tra la parodontite (quel problema che volgarmente siamo abituati a chiamare piorrea) e il cibo esiste un legame così forte? Riflettendoci, sarebbe impensabile il contrario: se, infatti, “siamo quello che mangiamo”, allora è evidente che l’alimentazione gioca un ruolo decisivo per la salute del nostro organismo, e quindi per il nostro benessere.
Il rapporto tra cibo e salute non è sempre semplice da comprendere. E le informazioni che ci arrivano non sempre sono esatte. La bocca agisce come una sorta di porta d’ingresso del nostro corpo e, quindi, un’infiammazione cronica, come la parodontite, ha sicuramente importanti ripercussioni (e strascichi) su tutto l’organismo.
Viceversa, le abitudini alimentari, così come condizionano lo stato generale del nostro organismo, possono anche influenzare lo stato di salute della nostra bocca e, in particolare, delle nostre gengive.
Il legame che sussiste tra il cibo che consumiamo e la malattia parodontale, è stato oggetto di ricerca approfondita di importanti studi scientifici internazionali, ed è proprio a partire da queste ricerche che è stato introdotto il concetto di “nutraceutica”; e questo anche per quanto attiene alla salute del cavo orale. Tale termine –ormai “sulla bocca di tutti”– definisce la capacità di riconoscere lo stretto rapporto che esiste tra le nostre abitudini alimentari e la nostra salute, anche quella della bocca, attraverso il rapporto tra biologia, chimica e medicina. Perché, va detto, il sorriso è uno dei nostri migliori biglietti da visita e, quando i denti non ci permettono di sorridere serenamente, ci sentiamo spesso a disagio e limitati nella vita sociale.
Che cos’è, però, la “nutraceutica“? Nata dalla fusione di “nutrizione” e “farmaceutica”, si tratta di una disciplina che analizza tutti i componenti o i principi attivi degli alimenti che sono capaci di influire positivamente sulla salute, sulla prevenzione e sul trattamento di molte malattie.
In pratica, anziché mangiare e curarsi, introduce il concetto di come curarsi mangiando.
Compiere le giuste scelte alimentari può aiutarci a fronteggiare il fastidioso problema della parodontite, una malattia che scaturisce a causa di un’infezione batterica e che colpisce i tessuti parodontali. L’infiammazione provocata dai batteri parodontali, a sua volta, causa la distruzione delle strutture di sostegno del dente (come ad esempio l’osso alveolare) e può portare alla perdita degli elementi dentali. Poiché l’osso rappresenta l’elemento principale di supporto dei denti e degli impianti, ne consegue che qualsiasi trattamento odontoiatrico ha un impatto su tale struttura e, quindi, il successo a lungo termine delle terapie stesse è fortemente correlato alla densità e al metabolismo osseo.
Per queste ragioni, una corretta valutazione dello stato di salute e una buona mineralizzazione dell’osso mascellare sono la chiave di volta per una corretta diagnosi e, soprattutto, per il buon esito delle terapie parodontali, di innesto osseo e di implantologia.
È pertanto interessante rilevare come l’apporto proteico della dieta, la presenza delle vitamine (A, B, C e D), di minerali e oligoelementi (come il calcio, lo zinco, il rame e il magnesio) e, infine, di acidi grassi Omega3 (EPA e DHA), influenzino la crescita microbica, la riparazione del tessuto connettivo e la risposta del nostro sistema immunitario, fondamentale nel combattere i batteri patogeni.
In particolare, la vitamina D svolge un ruolo cruciale nello sviluppo e nel mantenimento del tessuto osseo, oltre a favorire una corretta risposta immunitaria del nostro corpo. Una carenza di vitamina D, infatti, può provocare difetti di mineralizzazione ossea e costituisce un pericoloso fattore di rischio per lo sviluppo di patologie come l’osteoporosi, con ripercussioni a livello delle ossa mascellari, che perdono in mineralizzazione e favoriscono così l’insorgenza della malattia parodontale.
È poi noto che i livelli di vitamina D nel nostro organismo dipendono molto dalle ore di esposizione al sole; ecco perché in inverno è ancora più importante tenere sotto controllo i livelli di questa vitamina. Ma come possiamo sapere se abbiamo un corretto metabolismo osseo? Si può scoprire attraverso un test genetico studiato per rilevare le varianti del recettore della vitamina D; questo semplice test fa sì che il personale medico possa allertare quei pazienti con un rischio futuro di sviluppare l’osteoporosi, o comunque essere più inclini a fratture ossee.
Oltre alla correlazione con l’osteoporosi, la parodontite è pericolosamente legata ad altre numerose malattie sistemiche (come malattie cardiovascolari, ictus, infezioni respiratorie, cancro al pancreas, Alzheimer e molte altre ancora), poiché i batteri che la scaturiscono possono entrare in circolo nel sangue e sviluppare alterazioni dei parametri infiammatori dell’intero organismo, riscontrabili anche a livello ematico.
Inoltre, la parodontite è considerata tra le complicanze più comuni del diabete. Le ultime ricerche, infatti, hanno confermato l’esistenza di una strettissima correlazione tra le due malattie: la parodontite, quando non è curata adeguatamente, porta a una maggiore difficoltà del controllo metabolico nel paziente diabetico, rendendolo instabile; d’altro canto, il diabete peggiora la parodontite.
Ecco perché è necessario affidarsi a centri esperti e in grado di proporre cure specializzate e azioni preventive da mettere in atto per contrastare questa patologia così diffusa (si stima che in Italia colpisca circa il 60% della popolazione). Il dott. Francesco Martelli, chirurgo odontoiatra e fondatore di IMI-EDN è in prima linea per promuovere la prevenzione della parodontite e, quindi, anche degli effetti e delle conseguenze correlate con le malattie sistemiche: intervenire precocemente garantisce benefici molto importanti in termini di riduzione di costi, sia economici sia biologici, oltre che un notevole miglioramento della qualità della vita per i pazienti. I centri odontoiatrici di questa rete, dotati delle tecnologie più all’avanguardia e di terapie innovative, sia diagnostiche sia terapeutiche, si specializzano nel trattamento delle patologie del cavo orale, in modo particolare della parodontite e di tutte le patologie infiammatorie, autoimmuni e degenerative a essa collegate.
IMI-EDN ha definito un protocollo terapeutico (Perioblast®) basato su un approccio genomico e metagenomico per il trattamento della parodontite in tutte le sue forme e manifestazioni, anche quelle più aggressive. Questa terapia viene eseguita con l’uso del microscopio operatorio e del laser e stimola le cellule staminali alla rigenerazione naturale dei tessuti.
Si tratta di un trattamento della parodontite non invasivo, personalizzato e che si focalizza sulla diversa risposta immunitaria di ciascun paziente. Detto protocollo si svolge secondo quattro fasi distinte:
– approfondita fase diagnostica utile a comprendere qualità e quantità dei batteri e dei virus coinvolti nell’infiammazione e funzionamento del sistema immunitario del paziente
– trattamenti di igiene professionale al microscopio per eliminare placca e tartaro dalle superfici radicolari
– sedute di trattamento laser dei tessuti parodontali per eliminare batteri e virus e stimolare la ricrescita naturale dei tessuti parodontali
– identificazione ed eliminazione di tutte le concause correlate all’infiammazione (stile di vita, abitudine al fumo, malattie correlate, etc.)
Come già spiegato, esistono molte evidenze scientifiche che dimostrano come i batteri parodontali possano essere legati all’insorgenza di complicanze sistemiche: sono tante le patologie in cui questa malattia può diventare un fattore scatenante, o anche aggravante. È per questo motivo che una corretta cura della parodontite può portare benefici decisivi al benessere di tutto il corpo. Ed ecco perché IMI-EDN è la risposta migliore a questa necessità!