Strumenti “di tortura” per prendere le impronte, impasti dal sapore sgradevole, fastidio e sensazione di nausea… Il tutto amplificato se parliamo di piccoli pazienti.
Ebbene, oggi grazie alla tecnologia digitale è possibile prendere le impronte dentali senza fastidi e con la massima precisione. Allo stesso modo, è possibile creare protesi digitali ottenendo perfezione, massima personalizzazione e tempi di attesa decisamente più brevi.
A parlarne è il dott. Fabio Piccotti, specialista in Odontoiatria presso le Cliniche IMI-EDN. «La presa dell’impronta avviene con uno scanner intraorale. Quest’ultimo è una sorta di telecamera che, attraverso una triangolazione di punti, ricostruisce le arcate e consente di ottenere un modello virtuale gestibile su di un software». In questo modo, si azzerano i caratteristici fastidi legati all’impronta e si ricostruisce perfettamente l’arcata del paziente.
Dall’impronta alla protesi digitale
Ottenuta l’impronta, come si arriva quindi alla protesi? Sempre attraverso l’utilizzo del software. E questo permette di andare ben oltre al classico “modellino”.
«Una volta che abbiamo ottenuto il modello virtuale, quest’ultimo poi viene processato attraverso software simili ad exocad. Il tecnico, dunque, progetta e disegna la protesi come se fosse un grafico» spiega l’esperto.
Per avere materialmente la protesi per il paziente, il file del manufatto protesico viene poi fresato con un sistema ad alta precisione CADCAM da un blocchetto di materiale o da una cialda.
I vantaggi della protesi digitale
I punti di forza di questa procedura digitale sono: risparmio in termini economici e di tempo di lavorazione e, non da ultimo, possibilità di reintervenire sul file in modo da eseguire qualsiasi modifica sul progetto esistente.
«Uno dei maggiori vantaggi della protesi digitale dunque è proprio la previsualizzazione del progetto prima di eseguire l’intero lavoro. Si rendono, infatti, possibili una pianificazione estetica oppure ortodontica con una previsione del risultato finale prima di “mettere mano”sul paziente» afferma il dott. Piccotti.
Un flusso digitale che semplifica e ottimizza
I file creati possono poi essere connessi tra loro attraverso scanner facciali oppure integrati con i file di radiografie quali le cbct (una sorta di tac) così da poter associare tutti i dati e, sostanzialmente, arrivare al punto di poter simulare qualsiasi passaggio del lavoro. Dalla chirurgia alla protesi finale.
Oltre a questa importante riduzione dei tempi di lavorazione si assiste, parallelamente, anche ad un innalzamento della qualità delle protesi: le macchine che si occupano della loro creazione infatti sono a controllo numerico e dotate di una precisione che scende al di sotto dei 10 micron. Questa attenzione ai dettagli millimetrica, unita all’utilizzo sistematico del microscopio operatorio, che nelle cliniche IMI-EDN è utilizzato in tutte le fasi del lavoro odontoiatrico, permette di raggiungere standard qualitativi di eccellenza che diminuiscono i disagi per il paziente ed innalzano l’efficacia delle soluzioni protesiche realizzate.
Grazie a questa tecnica, tutto ciò che passa dall’impronta alla consegna della protesi avviene attraverso un flusso digitale. Si azzerano i fastidi per il paziente, si ottimizza il lavoro, si possono modificare i progetti senza dover rifare tutta la procedura e, potenzialmente, si può persino consegnare una manufatto protesico dopo poche ore.
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