Professore di scienze comportamentali alla Booth School of Business dell’Università di Chicago, Nicholas Epley ha cercato di dare una spiegazione scientifica alla sindrome del “faccio io”. I partecipanti all’esperimento sono stati divisi in tre gruppi: mentre due erano impegnati nella risoluzione di un lavoro, al terzo gruppo era stata data l’indicazione di supervisionare gli altri. Il risultato emerso dopo il test di autovalutazione? Le persone tendono a sovrastimare il loro contributo, tanto da credere che il lavoro eseguito sia migliore rispetto agli altri. Secondo il ricercatore in fondo il faccio tutto io non nasconde la tendenza a sentirsi superiore agli altri, ma semplicemente l’egocentrismo, ovvero l’ego-riferirsi: ecco perché iniziare a mettere anche gli altri al centro può aiutarti a espandere le tue prospettive.
La sindrome del “faccio tutto io!”
Un problema molto sentito è rappresentato dal controllo continuo su tutto, così come evidenzia una recente ricerca IPSOS per Kinder Cereali, che porta le mamme a sentirsi molto spesso “stanche” (23%), sovraccaricate (17%) e nervose (16%).
Questa cosa va fatta così: nutriamo molte convinzioni in merito a come debbano essere svolte le cose e… spesso crediamo di saperle portare a termine nel migliore dei modi! Condurre l’azione dà sicurezza, perché permette di esercitare controllo: avere il potere. Al tempo stesso la tendenza a fare tutto può diventare una vera e propria fonte di ansia e stress. Non solo manca tempo sufficiente, la sindrome del faccio tutto io è sbagliata perché toglie libertà e iniziativa all’altro. Ognuno di noi ha un contributo positivo da dare al mondo, sul lavoro, a scuola o nella vita privata: riconoscerlo è dare alla persona il valore che merita.
Realizza il cambiamento
“Non posso mai contare su di te”: attenzione, pronunciamo questa frase nei litigi, spesso con troppa leggerezza, eppure queste parole feriscono in profondità e fanno male anche a te, perché rafforzano il tuo ego-riferirti. La prossima volta meglio… mordersi la lingua! Che cosa ti dà il partner? Impara a guardare il suo contributo positivo. Per realizzare il cambiamento a volte c’è bisogno di un atto che crei scompiglio: lascia i piatti sporchi nel lavandino, o i vestiti accumulati per terra. I momenti di disordine per te saranno l’occasione per un allenamento al non-perfezionismo, per lui uno stimolo ad attivarsi.
Accetta il disordine
Quando al nostro fianco c’è una persona che fa sempre tutto in anticipo e alla perfezione… finiamo per fare sempre meno! Accettare il caos può essere molto difficile per il perfezionista, eppure guardare questo momento attraverso una prospettiva consapevole insegna una lezione di vita importante. Puoi sopravvivere anche nel disordine. Tu non sei l’unica a poter o dover trovare soluzioni ai problemi. Osserva il tuo bisogno di fare, essere sempre efficiente e attiva: spesso nasconde la necessità di tenere le cose sotto controllo e il tentativo di prevenire il caos della vita.
Come impieghi il tuo tempo?
Spesso tendiamo a dare priorità a pulizie, cucina, lavatrice e incombenze domestiche. Prova a valutare quanto tempo impieghi per ciò che ti sta a cuore. Ti basta fare un semplice esercizio: per una settimana scrivi su un’agenda come occupi le ore della giornata. L’obiettivo è trovare un’ora tutta per te: puoi chiedere ai figli o al partner di caricare la lavastoviglie, ignorare l’aspirapolvere o preparare una cena velocissima. Chiedi aiuto, condividi la responsabilità e… accetta l’imperfezione! Interrompere il bisogno di dover fare permette di assaporare attimi preziosi di libertà e spensieratezza.