Ti consigliamo… 5 libri per capire la crisi
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“Panico in Borsa”. “Lo spread vola oltre i 500”. “A Wall Street la maglia nera dei mercati”. Li conosciamo e li leggiamo ogni giorno, sono i titoli dei giornali sulla crisi economica globale degli ultimi mesi. Ma potrebbero descrivere benissimo anche il clima che si respira in un libro appassionante: L’indice della paura (Mondadori) di Robert Harris, l’ultima bella prova del 54enne autore inglese che ha firmato capolavori come Il ghostwriter e Fatherland. La storia ha il ritmo di un giallo e la profondità di un romanzo: il protagonista, Alex Hoffman, è un genio della fisica prestato al mondo dell’alta finanza, che sogna di inventare una macchina di intelligenza artificiale in grado di prevedere e dominare la paura sui listini. Il risultato? Si troverà a dover combattere contro la sua stessa “creatura”: un potente algoritmo matematico che, pur di far soldi comprando e vendendo titoli a velocità supersonica, scardina tutte le regole del gioco. Con effetti devastanti.
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Quando si dice che la realtà supera la fantasia, Mr. Harris, spesso si esagera. Ma lei ha addirittura anticipato i fatti.
«Il mio romanzo è nato dalla crisi. Ho iniziato a pensarlo nel 2008, dopo il crollo di Lehman Brothers (banca di affari di New York, ndr). È stato lì che ho detto: eureka, questa è un’idea!».
Il libro è ambientato a Ginevra in un hedge fund, una società d’investimenti. A chi ha rubato i segreti e le parole dell’alta finanza?
«Tutto frutto di sei mesi di studio e ricerche sul campo. Ora ne so un po’ di più di “short” e “put out-of-the-money”».
Eh?
(Ride) «Sorry, non volevo spaventare le lettrici. Le tranquillizzi: per apprezzare la trama non serve una laurea in Economia. Basta capirci di matrimoni».
Dice?
«Certo, perché è anche una storia d’amore tra Alex e la moglie Gabrielle. Ma soprattutto perché il tema centrale è il matrimonio tra il mondo dei computer e quello della finanza».
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Un matrimonio d’interesse?
«Temo proprio di sì. Ho l’impressione che nei mercati oggi sia tutto instabile, volatile e veloce. Troppo».
Questo le fa paura?
«Mi spaventa l’idea di un global network che governa il destino di ciascuno di noi. E non le nascondo che ho costantemente la sensazione di essere spiato e sorvegliato. Siamo accerchiati dalle videocamere nei negozi e in metropolitana, intercettati sul telefonino o nel conto corrente».
Nel libro le sorti del mondo dipendono dal Vixal 4, un algoritmo che impara pregi e difetti degli umani. Un supercomputer ci sostituirà?
«Nella fiction ci si può permettere di esagerare. Ma io qui calco la mano perché un dubbio ce l’ho: non è che stiamo dando troppa importanza alle agenzie di rating e ci fidiamo solo di previsioni basate sulle simulazioni dei calcolatori? Intendiamoci, però, non credo che le macchine potranno mai prendere il nostro posto».
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A proposito di agenzie di rating, l’Italia è nella lista dei bocciati.
«Anche qui da noi a Londra tira una brutta aria».
Si riferisce alla decisione del vostro premier David Cameron di non firmare il patto per salvare l’euro?
«Il fatto è che in Europa siamo legati gli uni agli altri. E non solo: la stessa situazione si avverte a New York e a Pechino. Speriamo che non ci sia un effetto domino».
Se la sentirebbe di tirar fuori una ricetta anti-crisi dal suo cappello a cilindro di scrittore?
«Ci vorrebbe un mago. O un politico. È molto complicato e non sono un tecnico. Ma una cosa, da cittadino, la vorrei: il ritorno a un’economia reale, concreta, basata sul lavoro, sulla produzione, sui commerci. E che non rimanga una questione di cifre astratte e percentuali. Dio ci scampi dallo strapotere delle banche. Altrimenti, detto fra noi, si salvi chi può».
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Scusi la domanda indiscreta, ma lei i suoi risparmi dove li tiene?
«Guardi, io non so giocare in Borsa, sto alla larga dai casinò, detesto il mondo delle scommesse. I soldi li tengo a casa, sotto il materasso. Investo ciò che guadagno in mobili, beni che posso vedere e toccare. E mi metto al riparo dal rischio catastrofi coltivando l’or to e allevando polli. Almeno, così, avrò di che mangiare con mia moglie e i miei figli».
Ci parli di loro.
«Le bocche da sfamare sono cinque: Holly, 21 anni, Charlie, 19, Matilda, 14 e Sam, 10. Poi c’è Gill, la donna con cui divido tutto. Passione per la scrittura compresa: ci siamo conosciuti quando eravamo colleghi, giornalisti alla Bbc. La sua energia mi ha conquistato. Professionalmente da allora è cresciuta tantissimo e adesso lavora più di me. Tanto che è alle prese con il suo nuovo libro».
Le fa concorrenza sleale nel mercato editoriale?
«Oh my God, no, non mi sento minacciato. Gill sta scrivendo un romanzo, una commedia sociale che parla di relazioni e rivalità tra donne».
Se dovesse vendere più copie di lei?
«Le chiederei la rivincita».
Ha già pronto un piano B?
«Sto lavorando al terzo volume della trilogia Dictator, mentre ho tra le mani la sceneggiatura de L’indice della paura per il film che produrrà la 20th Century Fox, con la regia del mio amico Paul Greengrass. Si comincia a girare l’anno prossimo. E non vedo l’ora di assistere al primo ciak».